Egitto, 2011. Mancano pochi giorni allo scoppio della rivoluzione che vedrà protagonista un vasto movimento di protesta, imperniato sul desiderio di rinnovamento politico e sociale contro il trentennale regime del Presidente Mubarak. Noredin (Fares Fares) è un ufficiale di polizia nel corrotto sistema del Cairo e indaga sull’omicidio di una cantante avvenuto al Nile Hilton. Quando scopre il coinvolgimento dei vertici del sistema egiziano, Noredin cambia posizione e si schiera dalla parte di chi è indifeso contro lo Stato.

Omicidio al Cairo è un thriller psicologico basato su una storia vera: l’assassinio della famosa cantante libanese Suzanne Tamin nel 2008. Il colpevole era un uomo d’affari e parlamentare egiziano.

 

Fu uno shock per la Nazione scoprire che una persona così in stretta relazione con Mubarak fosse accusata di omicidio e venisse condannata. Allo stesso modo nel film quello che all'inizio sembra essere un crimine passionale si trasforma pian piano in qualcosa che riguarda la più alta cerchia del potere egiziano: un gruppo chiamato “Gli intoccabili” che gode dell’immunità.

Uno degli uomini più potenti dell’Egitto, Hatem Shafiq, membro del parlamento e amico del presidente, è infatti implicato nell’accaduto. Si innescherà così un gioco sanguinario nel tentativo di insabbiare il caso, mentre all’esterno la tensione politica e sociale sale. La polizia si scontra con la folla e la rivoluzione raggiunge il culmine.

Il regista di origine svedese e egiziana Tarik Saleh ci svela così un sistema corrotto dove è quasi impossibile scoprire la verità e dove i poliziotti sono dei veri e propri gangster in uniforme. Attraverso le strade affollate del Cairo, il film coraggiosamente ci mostra un paese dove la giustizia non esiste e ci descrive cosa portò i giovani egiziani a sollevarsi contro la polizia e l’élite corrotta preannunciando la Primavera Araba. Purtroppo si è rivelata un’occasione persa e il caso Regeni non può far altro che ricordarcelo.