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(from left) Prisca (Vicky Krieps), Maddox (Thomasin McKenzie), Guy (Gael García Bernal) and Trent (Luca Faustino Rodriguez) in Old, written and directed by M. Night Shyamalan © 2021 Universal Studios. All Rights Reserved.
Spesso nei film delude il finale. Qui è il contrario. D’altronde M. Night Shyamalan è noto per i suoi colpi di scena. Non è un caso che le improvvise svolte alla fine dei suoi film hanno perfino un nome: lo "Shyamalan Twist". Peccato che il “twist” arrivi solo (appunto) alla fine e che nel mezzo prevalga il piattume.
Adattamento del graphic novel Sandcaste di Pierre Oscar Levy e Frederik Peeters, il nuovo film di Shyamalan è ambientato su una paradisiaca spiaggia tropicale. Dal paradiso all’inferno il passo è breve e l’ignaro gruppo di turisti si ritrova a vivere non una piacevole giornata di vacanza, ma un incubo.
Tredici persone, prigioniere di una spiaggia, circondate da rocce impervie e senza alcuna via di fuga, troveranno il corpo di una donna senza vita. Non solo: misteriosamente anche i loro corpi inizieranno a invecchiare molto velocemente (trenta minuti su quella baia equivalgono di fatto a un intero anno).
Ecco, in Old, il tempo corre, quello dei suoi protagonisti sicuramente. Viceversa il nostro, ovvero quello degli spettatori, si ferma e in questa sospensione temporale la noia prevale.
Filmmaker M. Night Shyamalan on the set of Old. © 2021 Universal Studios. All Rights Reserved.Per certi versi il film del regista indiano naturalizzato statunitense ricorda un po’ Dieci piccoli indiani, anche se qui sono tredici e non è (purtroppo) l’unica differenza. Potrebbe, a tratti, perfino essere una puntata macabra di reality tipo Survivor (con i naufraghi che devono sopravvivere su un’isola deserta) o L’isola dei famosi soprattutto grazie alla presenza della bella modella australiana Abbey Lee, perfetta nel ruolo. Nel cast anche: Gael Garcìa Bernal, Eliza Scanlen, Thomasin McKenzie, Aaron Pierre, Vicky Krieps, Embeth Davidtz e Rufus Sewell.
Accarezzando l’horror da un lato e dall’altro virando verso il thriller, il regista di Sesto senso e The Visit mette in scena un film cupo, inquietante e disturbante, che non convince pienamente proprio per la sua gratuità.
Poteva essere un film sull’ineluttabilità del tempo. Non lo è. Poteva essere perfino avveniristico, se il finale (senza fare spoiler) fosse stato sviluppato meglio fin dall’inizio. Non lo è. Poteva essere pieno di colpi di scena (come tanti dei film di Shyamalan) e invece è pieno di colpi di sonno: quelli degli spettatori.