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In principio sarebbe dovuta essere una serie tv. Poi autori e regista, Dave Derrick Jr. (che ha origini samoane) si sono detti che questa storia meritasse “uno schermo più grande”. Detto, fatto: Oceania 2 esce nelle sale italiane il 27 novembre. Non è quindi forse un caso che la stessa protagonista, Vaiana, ormai cresciuta, citi una delle battute più celebri della storia del cinema: “Ci serve una barca più grossa!”, direttamente da Lo squalo di Steven Spielberg, facendo riferimento proprio a intenzioni più ambiziose.
A otto anni di distanza dal capitolo precedente, la ragazza è chiamata a un compito di grade importanza: navigatrice riconosciuta anche dal suo popolo, ha la stoffa per diventare una leader e dunque i suoi antenati pensano bene di apparirle in una visione, per spingerla a trovare l’isola nascosta Motufetu, che un tempo metteva in comunicazione tutti i popoli dell’oceano, in modo da spezzare la maledizione del dio Nalo.
Per l’impresa le serve non solo un’imbarcazione all’altezza, ma anche un equipaggio: così, a vecchie conoscenze come il pollo Hei Hei e il maialino Pua, si aggiungono anche Loto, che progetta imbarcazioni, Kele, agricoltore, e Moni, forte e bravo nel disegno (nonché grande fan del semidio Maui). Tutti insieme solcano il mare con fiducia. Ma non sarà un viaggio facile.
Come ogni viaggio dell’eroe (e dell’eroina) che si rispetti, quello di Oceania 2 è ricco di prove e pericoli. Sul suo cammino Vaiana incontra molti ostacoli, che le insegnano una lezione preziosa: per arrivare dove si vuole non è necessario conoscere esattamente la strada. E, ancora più importante, non c’è un solo percorso per arrivare alla meta. Glielo spiega bene un nuovo personaggio, Matangi, donna-pipistrello doppiata nella versione italiana da Giorgia, in quella che forse è la canzone migliore di questo secondo film (che ha una colonna sonora meno memorabile rispetto al precedente).
“Tu sei diversa, punti all’essenza”: le dice. Per trovare strade nuove però bisogna guardare le cose in modo diverso. Ed è esattamente ciò che fa la ragazza: avendo bene in mente la lezione degli antenati, riesce a imparare dai loro errori, per non ripeterli e trovare nuove soluzioni. Una mentalità che sembra molto semplice da mettere in pratica, eppure sembra che, in un eterno ritorno dell’uguale, chi ci guida non riesca mai a seguirla.
È un film che piacerà soprattutto ai più piccoli, Oceania 2, anche se è destinato a tutta la famiglia. Al netto di una narrazione forse un po’ troppo frammentata e costruita a episodi (probabilmente conseguenza della sua natura iniziale di serie), chi ha amato il primo capitolo abbraccerà anche questo, soprattutto grazie a un’animazione di alto livello: le onde del mare e l’acqua (tra le cose più difficili in assoluto da animare) sono spettacolari.
Inutile opporsi: per Disney, dopo le difficoltà causate dalla pandemia, arriva un lungo periodo di sequel, con l’intenzione di sfruttare al massimo le proprietà intellettuali più amate dal pubblico (per fare un esempio: sono attualmente in lavorazione sia Frozen 3 che Frozen 4). Quindi non è una sorpresa che ci siano tutte le premesse per un Oceania 3 e, chissà, magari tanti altri capitoli e spin-off. Anche perché la cultura a cui attinge la storia di Vaiana offre incredibili possibilità: le leggende, i riti, la natura e le divinità dei popoli dell’Oceania, dalla Polinesia alle Hawaii, sono ricchissimi. E quindi sì: ogni volta che vorrà tornare, saremo sempre pronti a salpare con lei.