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Niente può fermarci
Quattro ventenni si incontrano in una clinica privata romana. Il luogo è insolito, ma il motivo c'è: Mattia è narcolettico, Augusto internet dipendente, Leonardo ossessivo compulsivo, e Guglielmo è affetto dalla sindrome di Tourette. I genitori , dopo mille raccomandazioni, li lasciano alle cure di medici e infermieri. Ma i quattro ragazzi resistono poco. Matura in fretta la decisione di darsi alla fuga e raggiungere un luogo vero dove passare l'ultima parte delle vacanze. Rubano una macchina, imboccano l'autostrada, prendono a bordo Regina, coetanea con problemi affettivi, puntano diretti verso Ibiza. Ma i genitori partono all'inseguimento...La chiave doveva essere proprio questa: inserire nel canovaccio del filone giovanilista una tematica ‘seria', come quella di alcune malattie che serpeggiano nella nostra società ma non ottengono la giusta visibilità. Cecinelli spiega che “la malattia è talvolta solo nella mente di chi la osserva, e che il malato è persona sempre e comunque in grado di stupirti” .
Cresciuto alla scuola del corto e dei video musicali, Cecinelli dirige un'opera prima all'insegna di molte buone intenzioni, animata da una ispirazione svelta e simpatica. Se il meccanismo narrativo si inceppa è solo perché il copione cede a inopportune ripetizioni, a personaggi di contorno poco curati (l'infermiera di Lucia Ocone…), a passaggi nei quali la regia perde di vista l'esigenza di non incombere con gesti e parole sulla costruzione della storia.
Attori dell'ultima generazione e altri di quella precedente (Ghini, Tognazzi, Calabresi, Autieri) affilano sguardi e dinamica con Depardieu arbitro non richiesto. La commedia italiana ansima, respira, boccheggia , cerca ancora una volta di sopravvivere a se stessa.