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L'attore messicano Diego Luna
Città del Messico: Lolo fa confusione con un Cd-Rom e innesca una reazione a catena. Venti diamanti si sono persi e tutti, compresa la mafia russa, li vogliono: otto personaggi, fumando e tossendo, finiranno per uccidersi tra di loro. Commedia nera, sgangherata e frenetica: il regista - nato a Buenos Aires ma messicano d'adozione - preme l'acceleratore del grottesco in una corsa notturna tra le strade della città. Il plot è costellato da considerazioni sul fumo e sulla dipendenza indotta, il nervosismo che lo percorre è quello di un accanito tabagista in crisi di astinenza, ma la nicotina - afferma condivisibilmente Rodriguez - diviene "il pretesto per parlare delle frustrazioni economiche, delle violenze familiari e delle ambizioni smisurate" secondo la tradizione trans-nazionale del genere di riferimento (noir). L'ottica deformata della camera si rivela così funzionale alla messa a fuoco delle disforie sociali, in cui il riscatto ha la viscosità del sangue e la cecità della notte. Nel finale, puntualmente, arriva il fuoco purificatore, ma la catarsi ha la residenza nella megalopoli latino-americana? Da non perdere d'occhio l'emergente Diego Luna (Y tu mama tambien, The Terminal). Anche i non-tabagisti - visto l'epilogo - apprezzeranno.