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Il samurai dell’animazione giapponese ha deposto la spada, anche se nel suo caso si dovrebbe parlare di matita. I maestri si ritirano, smettono di volare sulle ali del mitico “Mehve”, quella specie di aliante pilotato dalla protagonista di Nausicaä della Valle del vento, ma continuano a creare. Nel 2013 il grande Hayao Miyazaki è andato in pensione, lasciando in altre mani la sua iconica creazione, lo Studio Ghibli. Il mondo dei cartoni animati è rimasto orfano e milioni di fan hanno pianto calde lacrime.
E dopo che cosa è successo? Il genio si è chiuso in casa per godersi la vecchiaia? Questo documentario Never-Ending Man: Hayao Miyazaki ci racconta il contrario. Narra di un artista pieno di vita, che disegna per combattere l’andare degli anni. Lui che ha descritto con animo visionario l’infanzia dei suoi piccoli eroi, da Il mio vicino Totoro a La città incantata, sta vivendo una nuova giovinezza artistica. È un vero uomo senza fine.
Miyazaki non ha abbandonato il pessimismo che caratterizzava il percorso di crescita nei suoi film, ma sente che, ancora una volta, bisogna abbracciare l’avvenire, per rimanere immortali. “Voglio mostrare al mio pubblico le bellezze del mondo”, ci spiega infervorato, con il cuore da ambientalista de La principessa Mononoke che non ha mai smesso di battere.
Il futuro si chiama CGI, l’utilizzo della computer grafica, generalmente a tre dimensioni, per portare nuove avventure animate sul grande schermo. Addio alla carta e alla gomma da cancellare, è giusto innovarsi per non sentire l’età che avanza. Miyazaki vuole confrontarsi con le nuove generazioni di disegnatori e si mette a lavorare con un gruppo di rappresentanti della scuola moderna per realizzare insieme un cortometraggio. Esce dalla solitudine della sua villa innevata e torna a sognare, come il suo Sōsuke, che in Ponyo sulla scogliera crede nell’amicizia impossibile con una creatura marina.
Never-Ending Man: Hayao Miyazaki di Kaku Arakawa è un documentario intimista, nostalgico, sospeso tra passato e presente. Gli anni verdi si scontrano con la realtà di un over settanta, e la nostalgia commuove. Miyazaki combatte con un demone interiore che lo spinge verso l’inattività. Lui non perde il suo animo innocente, capriccioso al punto giusto da suscitare simpatia. Il mito diventa leggenda e vuole ancora stupire, anche se nuovi universi lo attendono, anche se un giorno “le macchine sapranno dipingere come gli esseri umani”.
Viviamo in un’epoca di passaggio, e il maestro lo sa. Non può opporsi al progresso, solo alla guerra tra i popoli, che già aveva condannato ne Il castello errante di Howl e anche alla cerimonia degli Oscar del 2003, quando non si presentò per protesta contro il conflitto in Iraq. Tante sfumature per un ritratto lucidissimo, funereo nei momenti più bui e radioso quando esplode la passione. Il film uscirà nelle sale italiane solo martedì 14 novembre, in un evento unico. Da non perdere, specialmente per chi naviga ancora nel mare della fantasia.