Nel panorama freddo e innevato tra Ovindoli e Rocca di Mezzo, un uomo, Donato, vede una donna di colore scaricata da una macchina che lo sorpassa e poi inseguita da un losco individuo.
Più avanti, decide di fermarsi, la soccorre e i due cominciano insieme un viaggio con una meta del tutto sconosciuta. Se a lei, che si chiama Norah, interessa restare lontano da quel pericoloso personaggio, Gaetano, che si aspetta la restituzione di una somma, lui resta a lungo silenzioso e reticente.
Solo dopo aver provato alcune volte a liberarsi della ragazza, Donato comincia a sciogliersi e a raccontare la propria storie. Così le vicende dei due trovano un punto d'incontro, stavolta impossibile da recidere (forse).
Formatosi alla scuola napoletana fine anni '90 (Il verificatore, 1995, il film collettivo I vesuviani, 1997 ), Incerti dice con chiarezza di essersi voluto cimentare con una storia di “genere”, con i “nodi di un thriller senza assassini che, infilandosi nelle pieghe recondite delle psicologie dei protagonisti, potesse parlare alle coscienze di tutti noi”.
In questa ottica, dire il vero, gli obiettivi sembrano un po' ambiziosi e i risultati non corrono sulla stessa sintonia. Ma la base è piantata e ben solida: l'incontro tra due vite sconosciute che cercano di far coincidere le rispettive derive esistenziali e alla fine restano impaurite dalla scelta da compiere ha momenti intriganti e si muove in atmosfere suggestive.
Forse il timore di essere prevedibile ha trattenuto troppo Incerti, costretto in un copione dal ridotto respiro dinamico. E' che quando arriva il confronto con storie nobilitate da grandi precedenti, sembra prevalere una specie di timore reverenziale (Incerti cita come riferimento Chabrol).
Roberto De Francesco è Donato, Ester Elisha è Norah, un duetto fatto di sospetti, tremori, incertezze.