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Due fratelli, Erminio e Prisco, figli di uno sgangherato boss della malavita romana, arrivano a Londra con l’obiettivo di riuscire a salvare il ristorante del Barone, minacciato di chiusura per debiti. L’idea che arriva è quella di rapire i cani della Regina e chiedere un riscatto di un milione e mezzo di sterline…
Adesso i tempi dei Cinepanettoni sembrano lontani e irreali. Non che De Laurentiis voglia rinnegarli, perché rappresentano un fenomeno di costume che ha attraversato due decenni, lasciando una traccia forte sopra gli anni Ottanta e Novanta. Ma in ogni espressione artistica che si rispetti arriva il logorio, e quando si sospetta che sia in agguato la routine, è opportuno scappare, cambiare direzione.
Questo Natale a Londra conserva con il passato solo la citazione della nuova location (al posto di New York, India, Sud Africa…) ma qui è prevalere è il cambio di collocazione tematica: da commedia delle battute grevi a commedia degli equivoci.
Un passo avanti non da poco, perché in generale Natale a Londra rimanda la sensazione di un umorismo misurato e generoso, in cui la messa insieme di un cast ampio ed eterogeneo ottiene il buon risultato di una comicità allegra e leggera. La squadra punta su alcune conferme (Lillo e Greg, Paolo Ruffini) e su nuovi acquisti (Nino Frassica, Ninetto Davoli, il duo Arteteca).
Consegnando all’allenatore Volfango De Biasi un team affiatato ed esperto, la regia corre sul velluto di uno schema lineare e ineccepibile nel quale si esprime al meglio anche la protagonista femminile Eleonora De Santis. Situazioni talvolta imprevedibili uniti ad una dinamica derivata direttamente dalle scazzottate alla Bud Spencer/Terence Hill, spruzzi di romanticismo e spiccioli di psicologia degli affetti. Il quadro è completo per un puzzle gustoso e saporito. La domanda è: basterà questa formula per fare centro al botteghino e nella porta del Real Madrid? Lo sapremo a febbraio.