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Nanny McPhee
Il fascino imperituro della baby-sitter: comportamento libero e ottimista quello della signora Poppins, che arriva sospinta dal vento con immancabile ombrello e dà inossidabili lezioni morali; ugola d'oro anch'essa, ma toccata da romanticismo austriaco anziché flemma anglosassone, balla e s'innamora l'indimenticabile Maria, che "appassionatamente" scorazza per Salisburgo e montagne adiacenti. Infine, ecco il sorriso misterioso che si staglia sul viso, non troppo gradevole in verità, della signora McPhee. Sono tutte gentili dame che arrivano in soccorso di padri disperati e mariti tristi e soli, alle prese con pargoletti scatenati e dispettosi che variano da un minimo di due a un massimo di sette. Che è anche il numero della progenie di Cedric Brown, qui un divertente Colin Firth, neo-vedovo alle prese con i sette pestiferi, appunto, che sono riusciti a scacciare già diciassette nannies terrorizzate. Ma la diciottesima no, non si lascerà intimidire affatto: Emma Thompson è dotata anche lei, naturalmente, di magici poteri, oltre che di un dente e di un naso enormi, alcuni nei pelosi ed un bastone che fa scintille. Arriva quando meno te l'aspetti, è di pochissime parole e ti aiuta seguendo una sua ben precisa logica: quando non la vuoi, ma ne hai bisogno, lei rimane; quando la vuoi, ma non ne ha più bisogno, lei se ne va. In questa bella favola scritta come trilogia negli anni '60 dalla giallista Christianna Brand e diretta con molto garbo da Kirk Jones (la sceneggiatura è della stessa Thompson), la nuova nanny - circondata da attrici altrettanto fantastiche come Angela Lansbury, Imelda Staunton e Celia Imrie -, mette ordine, dà lezioni di buone maniere, insegna cinque semplici regole, tra le quali saper ascoltare ed essere coscienti che le proprie azioni producono sempre conseguenze, anche inaspettate. Come in ogni fiaba, tutto s'aggiusta. Ma, come in ogni fiaba, un pizzico di nostalgia rimane: è il loro profumo inconfondibile.