PHOTO
My Son
Doppio Herzog in concorso. Il titolo a sorpresa, gelosamente custodito, si è rivelato My Son, My Son, What Have Ye Done, prodotto da David Lynch e dal regista tedesco girato in Usa al pari di The Bad Lieutenant: Port of Call New Orleans. Del resto le due opere appaiono complementari, impegnate entrambe a confrontarsi con alcuni topoi del cinema americano e a smontarli e rimontarli secondo un'ottica decisamente europea. Basta questo a giustificare l'inserimento della doppietta in competizione? Forse no, anche perché se esiste una regola non scritta ma dai direttori di festival sempre rispettata è quella di non offrire vantaggi ad alcun cineasta, Herzog incluso. Ma per venire alla sostanza di My Son, My Son, What Have Ye Done, anche da questo punto di vista sarebbe stato sufficiente presentarlo come evento speciale. Si tratta infatti di un piccolo film, pur pieno di cose preziose, che non ha il passo di altri dell'autore. Più un divertissement che un'opera di largo respiro, come è invece The Bad Leutentant: Porto of Call New Orleans, costruito per quadri e raccontato tra tempo presente e passato grazie all'uso di lunghi flashback. Al centro della vicenda frammenti di vite segnate dall'insoddisfazione: quella di un giovane oppresso dalla madre morbosa, della sua fidanzata incapace di contrastarne la crescente depressione, dell'amico regista teatrale che ha invano cercato di aiutarlo appassionandolo alla recitazione. Intorno a loro il coro dei poliziotti, che si muove nel presente, e quello del gruppo teatrale, che prova le scene di un'Orestea riletta in chiave contemporanea. Herzog monta la doppia tragedia in parallelo, un espediente che aiuta a penetrare sempre più nella mente di questo tragico eroe dei nostri giorni, vittima di sentimenti senza tempo e di un destino ineluttabile. La visione della società americana riletta alla luce della letteratura greca è però anche l'aspetto meno innovativo del film, che mostra piuttosto i punti forti nelle straordinarie scelte musicali che accompagno le immagini, nelle sequenze di sapore documentaristico che irrompono improvvise nella narrazione, nella schizofrenia di certe inquadrature che sono un chiaro omaggio al produttore e amico Lynch. My Son, My Son, What Have Ye Done ha insomma tutte le qualità per diventare un film di culto, in grado di soddisfare il palato dei cinefili ma che potrebbe invece deludere le aspettative dei cultori dell'Herzog più estremo e irriducibile.