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Se in America fumetti e cinema raccontano la società soprattutto attraverso le avventure di supereroi, in Europa amiamo di più avventurieri e indagatori dell’incubo, spesso tormentati e inclini alla verbosità, in Giappone invece la grande metafora d’elezione è il kaijū, il mostro, il cui è re è sicuramente Godzilla. E poi i mecha e i “robottoni giapponesi”, che negli anni ’70 e ’80 hanno avuto un momento di popolarità massima, pensiamo a UFO Robot Goldrake, o Jeeg robot d’acciaio (che ha ispirato anche l’esordio alla regia di Gabriele Mainetti, Lo chiamavano Jeeg robot).
Ebbene l’universo di My Hero Academia, creato dal magaka Kōhei Horikoshi, rappresenta un ponte tra la produzione giapponese e quella americana. Sì perché l’opera di Horikoshi, pubblicata sulla rivista Weekly Shōnen Jump di Shūeisha dal 7 luglio 2014 al 5 agosto 2024, racconta un mondo in cui i supereroi sono assolutamente normali: tutti hanno dei superpoteri. Tutti tranne Izuku Midoriya, ragazzino nato senza particolari abilità. A causa di una mutazione genetica, resa immediatamente visibile dalla mancanza del mignolo del piede, gli esseri umani hanno infatti ottenuto superpoteri chiamati “Quirk”, che si manifestano entro i quattro anni.
L’80% della popolazione è quindi definita “Hero”. Chi vuole usare le proprie capacità per il bene comune può diventare un “Pro Hero”, ovvero un supereroe di professione. E qui entra in gioco la “Hero Academia” del titolo: ovvero un programma di formazione e addestramento in materia di eroismo. Ispirato dal leggendario All Might, l’Hero più potente mai esistito, Izuku vorrebbe essere come lui, ma non avendo poteri Quirk viene deriso da tutti i suoi compagni. La sua ostinazione nel voler diventare un eroe però è talmente impressionate da arrivare a commuovere perfino All Might: è proprio lui a donargli il suo Quirk, l’One For All.
Nelle sale italiane dal 10 ottobre, My Hero Academia: You’re Next è il quarto capitolo cinematografico della saga, che cronologicamente si colloca poco prima dello scontro finale tra gli Hero e l’Unione dei Villain.
Questa quarta pellicola della saga di My Hero Academia comincia con la rivelazione della perdita dei poteri di All Might. Lascia quindi il Giappone in mano a criminali dalla natura più diversa che, approfittando del caos generato dall’assenza dell’Hero più potente, mettono il paese a ferro e fuoco.All Might però non è sparito senza lasciare nulla: la sua eredità è spirituale, fatta di valori quali la responsabilità e il desiderio di giustizia, che affida alla nuova generazione di eroi. La vera speranza del Giappone.
Generazione che deve rimboccarsi immediatamente le maniche: arriva infatti presto un nuovo villain, che dice di essere il “nuovo All Might”. E in effetti il misterioso figuro ha un potere molto simile al suo. L’indole però è tutt’altro che eroica: si fa infatti chiamare Dark Might, un nome che dice tutto. Nonostante sostenga di essere il nuovo "Simbolo della Pace”, le sue azioni rivelano il contrario. E sta proprio a Izuku e ai suoi compagni della Classe 1-A cercare di fermarlo.
Tutta la saga di My Hero Academia si interroga sul concetto di eroe: cosa ci rende tali, i nostri poteri o come li usiamo? E soprattutto: chi è davvero un eroe? Chi ha grandi poteri, o chi, anche se non possiede particolari abilità, sceglie di agire sempre per il bene comune? La lezione di zio Ben e Peter Parker, alias Spider-Man, è ben presente anche nell’opera di Kōhei Horikoshi: da grandi poteri derivano grandi responsabilità.