Stefano Sardo senza dubbio è un bravo sceneggiatore: dalla serie 1992 all’adattamento italiano di In treatment, e poi ancora La Doppia Ora, Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores e L’arte della gioia di Valeria Golino, solo per citarne alcuni. Ma anche un bravo regista? Su questo non si può rispondere con la stessa sicurezza. Certo è che lui ci prova, o meglio ci riprova.

Dopo aver esordito dietro la macchina da presa con Una relazione e la storia di una coppia decisa a lasciarsi con naturalezza senza mettere in campo troppi drammi, torna a raccontarci un’altra coppia in crisi. Al posto dei precedenti Guido Caprino-Elena Radonicich troviamo Riccardo Scamarcio e Maria Chiara Giannetta, lui un insegnante frustrato, lei un medico che lavora troppo.

Diciamolo subito: stavolta l’amante all’orizzonte, preludio (già annunciato dalla voce fuori campo) di future rovine a venire, c’è (eccome se c’è): si chiama Amanda (la interpreta Mariela Garriga), è spagnola, ha un fisico perfetto e soprattutto è la loro nuova vicina di casa. Galeotto fu un telefonino scarico e una presa in prestito. Ma soprattutto (paradossalmente), il Covid.

Tra annunci di Conte alla televisione, zone rosse, lockdown e distanziamenti vari, mentre la maggior parte degli italiani si trovava costretta a casa con la propria famiglia e senza vie di fuga possibili, Luca (Scamarcio), insegnante dei tempi della didattica a distanza, può ammirare a tutte le ore (le finestre sono sempre spalancate) la bella Amanda che fa balletti sexy o incontrarla sulla terrazza condominiale vista San Pietro mentre pratica ginnastica.

Ovviamente è tutto già scritto e i due ci metteranno ben poco, favoriti da una moglie assente chiamata a fronteggiare l’emergenza in ospedale, a passare a un altro tipo di ginnastica ben più stimolante ed emotivamente più coinvolgente, se non che anche più rischiosa perché citando lo stesso film: “bisogna stare attenti a quello che si desidera”. Vero. Peccato che bisogna anche stare attenti a quello che si vuole raccontare.

Troppi registri in campo: scritto dallo stesso Sardo con Giacomo Bendotti, Muori di lei, parte come una commedia quasi romantica (con tanto di passeggiate romane nel mezzo di una città deserta) e poi vira (quasi repentinamente) verso il thriller e il noir non facendosi mancare il dramma con problemi di ovaie policistiche, figli rimandati a futuri migliori post-pandemia e perfino violenza “domestica”.

Il risultato è uno strano mix di verosimiglianza e inverosimiglianza che finisce per stonare (peccato perché gli interpreti - compreso Paolo Pierobon - sono bravi e la cornice pandemica poteva anche essere interessante) e che tratta tanti temi senza mai approfondirli fino in fondo. Il problema è di regia? Risposta (contraddittoria rispetto a quanto scritto all’inizio): no, di sceneggiatura. Speriamo dunque sia solo un’eccezione che confermi la regola.