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Il Sole torna a splendere ogni mattina, e anche la Luna, quando è il momento, fa il proprio giro e illumina le stelle e il cielo della notte. Qualcosa però arriva a minacciare questo equilibrio. Mune, piccolo fauno che si occupa di illuminare la foresta di notte, non prende molto sul serio questa responsabilità e deve faticare non poco per entrare in sintonia con i compiti degli altri abitanti degli spazi… Alexandre Heboyan é un ex studente della Gobel, ha collaborato alla produzione di Azur e Asmar di Michele Ocelot nel 2006. Come animatore della DreamWorks ha partecipato a Kung Fu Panda (2008) e a Mostri contro Alieni (2009). Benoit Philippon ha esordito in regia con Lullaby for Pi e qui codirige e partecipa alla sceneggiatura. Proprio da qui bisognerebbe partire per definire il racconto: si tratta infatti di un fantastico a briglia sciolta, di un'avventura collocata in spazi irreali e priva di riferimenti immediati se non nell'ottica del letterario e dell'epico. A partire da Mune, e poi anche gli altri, tutti i protagonisti sono costruiti su disegni dalle forme oblique, irregolari, sghembe. Si muovono con difficoltà in un contesto che abolisce ogni nozione di tempo e di spazio. Prende forma a poco a poco un piccolo/grande universo frastagliato e come sospeso nel vuoto, privo di punti di appoggio. Disegno e dinamiche sono affidati ad uno stile che fatica a conquistare compattezza. Vi si avverte l'impronta di una pittura post moderna fredda e meccanica, come si trattasse di una videoinstallazione. Certo il tono del racconto é qua e là ripetitivo, giocato su recuperi e ritorni dei singoli caratteri, tutti arruolati in una lotta tra Bene e Male che sembra difficile da dirimere. L'ultima parte si apre a squarci di profondità di campo inediti e suggestivi. E il lieto fine restituisce il piacere di una favola fino a quel momento lontano. Non paragonabile ad esempi sia statunitensi sia giapponesi, il cartone fa intravedere sottoletture non del tutto rassicuranti sui futuri equilibri ambientali. Ed è un dato col quale bisogna pure fare i conti.