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Jack Quaid in Mr. Morfina © 2024 PARAMOUNT PICTURES. ALL RIGHTS RESERVED.
Nate sembra un ragazzo normale, come tutti, solo un po’ nerd e con la passione del gaming online che sostituisce alla vita sociale: in realtà è affetto da analgesia congenita, la malattia per cui non senti il dolore. Ed è un bel problema: ha tutti i bordi e gli spigoli di casa foderati, non mangia solido perché potrebbe staccarsi la lingua, quando va a lavoro in banca passa il tempo sigillato nel suo ufficio. Chi non sente dolore infatti può facilmente morire. Questa la premessa di Mr. Morfina, diretto da Dan Berk e Robert Olsen, dal 27 marzo in sala con Eagle Pictures. Tale è l’innesco per allestire un action movie sui generis, estremo e survoltato, dove il protagonista viene continuamente picchiato, ferito, sparato ma non sente niente, però sanguina e si gonfia, quindi deve evitare che la morte sopraggiunga all’improvviso senza gli alert del dolore.


Interpretato da Jack Quaid, figlio di Dennis Quaid e Meg Ryan, Nate all’inizio incontra la ragazza dei suoi sogni, Sherry col volto di Amber Midthunder: pare l’alba di una storia d’amore e il giovane assaggia perfino la crostata, un atto di coraggio che non gli costa la lingua, in cambio viene difeso dal bullismo degli ex compagni di scuola che lo chiamano Mr. Morfina (in inglese Novocaine, titolo originale, cambiato forse per distinguerlo dal grottesco dentista di Steve Martin nel film del 2001). Un giorno arriva la rapina: una banda di Babbi Natale irrompe nell’istituto di credito, lo deruba e devasta, ammazza a sangue freddo un dipendente e prende in ostaggio proprio la bella Sherry. Nate non ci pensa due volte e si lancia all’inseguimento, o detto in altri termini: l’uomo comune affetto da una disabilità diventa eroe e si produce in una corsa peraltro con la macchina della polizia. Qui parte l’action. Trasformandosi gradualmente da sfigato a giustiziere, il ragazzo lotta per l’amata e scopre lentamente – dopo iniziale sconcerto – come può usare il “non dolore” a suo vantaggio, per esempio impugnando una padella bollente senza reazione, ma scatenandola negli altri.
Non diciamo oltre perché il gioco di Mr. Morfina sta proprio nella sua coreografia, che si sviluppa ingegnosa e sorprende per poco meno di due ore, mettendo a confronto e scontro due figli d’arte, il suddetto Quaid e Ray Nicholson, prole di Jack, nei panni del più psicopatico del mazzo. Il racconto è molto acuto nell’ipotizzare un supereroe normale (“You are a superhero!”, esclama Sherry), ossia una figura che da una grave malattia estrae un superpotere, un personaggio “off Marvel” che fa di necessità virtù. Va detto che bisogna passare sopra ad alcune incongruenze e soprattutto accordare alla storia un’ampia sospensione di incredulità (nerd solitario che ha paura di masticare un boccone dopo dieci minuti combatte criminali feroci), ma in un prodotto del genere cercare i buchi narrativi sarebbe fuorviante… E se la mente ci passa sopra c’è rischio di divertirsi. Anche molto. Action popolare americano con tutto al posto giusto: il balletto degli scontri è dovutamente gestito, immaginato e diretto. Si capisce perfino chi colpisce chi e come si fa a restare vivi. Una bella botta di adrenalina, come le iniezioni che si fa Nate quando cerca di non svenire.