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Un detective, solo, solitario e con la sindrome di Tourette: interiezione più frequente, “If…”. E se, appunto, fosse lui il dritto, quello che può venire a capo di un intrigo familiar-palazzinaro da perderci la testa? Potete scommetterci, altrimenti perché Edward Norton avrebbe voluto fare del libro omonimo di Jonathan Lethem – tradotto in italiano Testadipazzo o Brooklyn senza madre, 1999 – la sua seconda regia, producendo, scrivendo e dirigendosi? E’ Motherless Brooklyn - I segreti di una città, apertura della XIV Festa di Roma.
Quanto sia fedele a Lethem, vedrete voi stessi, di certo non lo è temporalmente: la New York contemporanea vien retrodatata agli Anni Cinquanta, tra jazz club, macchinoni cromati e giungla d’asfalto. I pescecani, Alec Baldwin, tutto possono, gli sconfitti, Willem Dafoe, si barcamenano, i detective e mentori, Bruce Willis, finiscono male, e che deve, che può fare il nostro Lionel Essrog, se non re-agire per quello che è: diverso e ostinato, disallineato e contrario, in una parola, irriducibile.
Applausi alla colonna sonora, composta da Daniel Pemberton con Wynton Marsalis alla tromba e ingentilita da pezzo originale di Thom Yorke e Flea, nonché alle prove d’attori, dallo stesso Norton a Baldwin e Dafoe, e alla ricostruzione - fotografia di Dick Pope, costumi di Amy Roth – ma la somma è inferiore alle parti, causa una sceneggiatura lasca (quasi due ore e mezza) e stracca, una detection un po’ farraginosa, una storia d’amore – che manco nominiamo – innocua se non melensa. Però il buono c’è, Norton è bravo, ha un unico difetto: non è bravissimo, e da regista si vede di più.