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Moonacre - I segreti dell'ultima luna
Che cosa è successo a Gabor Csupo, l'ammirevole architetto di Un ponte per Terabithia? Stentiamo a riconoscere la stessa mano dietro Moonacre - I segreti dell'ultima luna, fantasy scialbo, povero di mezzi e d'idee, insopportabilmente tedioso. Dimenticate le magiche atmosfere del debutto, la delicatezza dei caratteri, l'estasi leggera dell'immaginazione. In questo adattamento di The Little White Horse - un racconto di Elizabeth Goudge che sembra abbia ispirato J.K. Rowling - il genere vira (vorrebbe) verso il romantico e il mitologico, dissotterrando un immaginario fatto di cavalieri, fate, unicorni e arcane stregonerie. Una via di mezzo tra La storia infinita e Hocus Pocus, senza la grazia del primo e cialtrone come il secondo. Protagonista una ragazzina (Dakota Blue Richards) che una sventurata sorte spedisce nel misterioso castello di Moonacre Manor, dove scoprirà l'esistenza di un'antica maledizione che minaccia di distruggere il borgo. Naturalmente a lei e a una sparuta compagnia di ausiliari - tra cui una Mary Poppins ante litteram col vizio del rutto e un cuoco che si teletrasporta - l'impresa di spezzare l'incantesimo. E al pubblico - rigorosamente 0-12 - l'improbo compito di lasciarsi incantare.