Modì era il soprannome che in Francia diedero ad Amedeo Modigliani, ma è anche una storpiatura di maudit, che in francese significa maledetto, come ogni grande artista che si rispetti, specie quelli che si meritano un biopic apposito.

Il pregio principale di Modì - Tre giorni sulle ali della follia, il ritorno alla regia di Johnny Depp 27 anni dopo l’esordio con Il coraggioso, è invece proprio quello di non cercare di cadere troppo nello stereotipo dell’artista maledetto, cosa che in fin dei conti Modigliani era. Ci riesce grazie alla misura con cui dirige il cast, in particolare Riccardo Scamarcio che interpreta Modigliani nel momento decisivo della sua vita, in quei tre giorni a Parigi che diedero la svolta alla sua carriera, giorni in cui l’arte, l’amore, l’amicizia e la disperazione si mescolano vorticosamente.

Jerzy e Mary Olson-Kromolowski partono dall’opera teatrale di Dennis McIntyre per rimettere mano a un’operazione che circola da più di 40 anni, da quando Al Pacino - che qui interpreta Maurice Gangnat, il collezionista d’arte e mecenate che fece spiccare il volo all’artista - fece comprare i diritti per farne un film, da lui interpretato e diretto da Scorsese, poi da lui diretto e interpretato da Johnny Depp. Il risultato però non risente troppo delle questioni pre-produttive e quasi riesce a dare un senso a un progetto sgangherato.

Depp sembra rispecchiarsi nel pittore, nei suoi dubbi e nelle sue intemperanze, cuce su Scamarcio ciò che avrebbe voluto fare lui vent’anni fa e movimenta le acque della biografia hollywoodiana, giocando coi toni e l’imprevedibilità: per ogni cosa che gli riesce, per esempio la descrizione della comitiva di Modigliani, la sua personale corte dei miracoli, ritratta con dignità e attenzione agli emarginati, ce n’è una sbagliata, come tutta la prima parte che cerca la comicità delle comiche mute, con un inseguimento che vorrebbe citare lo stile dei cortometraggi Keystone, ma appare goffo e slabbrato.

Il film sente il peso di cliché forse ineluttabili, ma prova a confrontarcisi, non riesce - come mille altri esempi - a raccontare davvero il genio, il talento, il lavoro del pittore, accontentandosi dell’uomo. Forse è un limite, ma Scamarcio riesce nell’impresa di salvare Modì dagli eccessi, lavorando sul controllo della lingua e sulla dignità, mettendo in scena uno stile recitativo distantissimo da quello del giovane Depp e che pure è adeguato al nostro tempo