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Armie Hammer in Mine 2016
L’eroe della storia è un soldato americano di stanza in Medio Oriente (Armie Hammer, dignitoso). Nella lunga sequenza di apertura lui e il suo commilitone (Tom Cullen) sono di vedetta su una montagna in attesa che lì sotto capiti qualcosa. E' una sequenza molto leoniana: può succedere di tutto, non succede (quasi) nulla.
Mentre batte la ritirata l'eroe finisce in un campo minato nel bel mezzo del deserto. Più precisamente è il suo anfibio sinistro a calpestare una mina antiuomo nascosta sotto la sabbia: se solleva il piedone è spacciato.
Tutto il film è una variazione sul tema: “E ora?”, inframezzata da flashback, proiezioni e deliri direttamente e indirettamente causati dall’esposizione al sole, l’arsura e altre varie ed eventuali catastrofi biochimiche.
Lo dirigono due giovani italiani - Fabio & Fabio: Guaglione e Resinaro - in trasferta a Hollywood.
I due avevano già firmato True Love, un thriller tutto in interni, basato anche questo sulla doppia articolazione dell'immagine, che è sempre denotativa e connotativa insieme. Secondo un principio di azione (esteriore) e reazione (interiore). A un primo livello la scena del film è anche teatro metaforico delle trasformazioni in atto nell'animo del protagonista. A un ulteriore livello il cul de sac narrativo in cui si trova il personaggio rimanda facilmente ad altri tipi di impasse: ad esempio a quello di ogni spettatore impossibilitato a interferire sugli eventi che gli scorrono davanti.
Fabio & Fabio dimostrano di saper lavorare bene con la narrativa di genere - più survival che war movie - riuscendo a costruire n variazioni a partire da un'idea fondamentalmente banale. Non tutte le variazioni sono buone e non sempre garantiscono la suspense, ma va apprezzato l'esercizio sulla temporalità cinematografica, sui meccanismi di dilatazione e di attesa.
A convincere meno semmai è proprio il registro riflessivo, quel binario metaforico (a partire dalla location, il deserto, luogo dell'anima) su cui gli autori si spostano in maniera rigida e a tratti grossolana, imponendo più che suggerendo determinati link allo spettatore, con un sovraccarico emotivo e sensoriale (gli archi e le percussioni superano abbondantemente la soglia-decibel del pudore) che infastidisce un po'. Come se Fabio & Fabio volessero fare gli americani oltre il dovuto. Peccati di gioventù, probabilmente.