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Mine vaganti
La mediocre tranquillità altoborghese della famiglia Cantone, proprietaria da decenni di un pastificio salentino, viene irrimediabilmente stravolta dal coming out del primogenito Antonio (Alessandro Preziosi). Cacciato di casa e dall'azienda, sarà in qualche modo "rimpiazzato" dal minore Tommaso (Riccardo Scamarcio), tornato da Roma con l'intenzione di dichiarare finalmente la propria omosessualità e le aspirazioni letterarie. Per non compromettere ulteriormente la situazione, soprattutto in seguito al collasso subito dal padre (Ennio Fantastichini), Tommaso continuerà a fingere. Solamente la nonna (Ilaria Occhini), che da una vita custodisce il ricordo di un amore impossibile, saprà consigliare al nipote "di non farsi mai dire dagli altri chi deve amare" e di sbagliare per conto proprio.
Una nuova cornice (non più Roma, non più il quartiere Ostiense, non più i dolci della pasticceria Andreotti) ospita la virata di Ferzan Ozpetek, che si rifugia negli splendidi colori di Lecce e del Salento per mettere da parte l'enorme passo falso di Un giorno perfetto e tornare a tematiche più congeniali, trattate per la prima volta dal regista guardando più alla commedia che all'abituale mélo. Per farlo, affida tutto (o quasi) alla coralità dell'intreccio, incentrando snodi e sviluppi semplicemente all'interno di un nucleo familiare, non disdegnando numerose gag e facendo leva sulla prova maiuscola di tutto il cast, dal protagonista Scamarcio (bravo a non scivolare nella macchietta) ai vari Preziosi, Fantastichini, Occhini, Lunetta Savino, Elena Sofia Ricci (svampita zia ninfomane e alcolizzata) e Nicole Grimaudo, ragazza triste e misteriosa che per motivi dapprima professionali finisce per intrecciare un legame profondo con Tommaso. Certo, abbandonare del tutto i più riconoscibili marchi di fabbrica (terrazze, tavolate, movimenti circolari della macchina da presa) non gli è stato evidentemente possibile, ma Ozpetek riesce comunque a confezionare un buon prodotto, come dimostrano i fatti (già venduto in 15 paesi) "esportabile", concedendosi un prologo ed un epilogo - con Carolina Crescentini nei silenziosi panni della nonna da giovane - di innegabile suggestione, "scaldati" dalle ottime luci di Maurizio Calvesi.