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Un'immagine del film
Un borsone con 230.000 sterline - frutto di una rapina ad un treno - cade dal cielo e finisce a pochi passi da Damian (Alex Etel), bimbo di otto anni con la spiccata propensione al bene. Messo al corrente dell'evento, Anthony (Lewis McGibbon), il fratello poco più grande, comincia a pensare al modo di spenderli o, meglio, investirli. Bisogna fare in fretta, però: fra dodici giorni l'Inghilterra entrerà nell'Euro e tutti quei soldi rischiano di diventare inutilizzabili. Nel frattempo, fra continue incomprensioni e litigi - Damian vorrebbe aiutare i poveri, Anthony non ne vuole sapere , uno dei ladri si è rimesso sulle tracce del bottino. Dal romanzo omonimo dello sceneggiatore Frank Cottrell Boyce (suoi molti script per i lavori di Winterbottom), Danny Boyle realizza questo insolito film per famiglie, Millions, mettendosi ad altezza di bambino. Accantonando la geniale irriverenza di Trainspotting e l'epidemico orrore di 28 giorni dopo, il regista di Manchester colora la sua città - grazie alla quasi accecante fotografia di Anthony Dod Mantle (Dogville), alla seconda collaborazione consecutiva con Boyle - e si concede parecchie divagazioni "spirituali": il piccolo protagonista, profondo conoscitore della biografia dei santi patroni, di tanto in tanto interloquisce con alcuni di loro - Santa Chiara, San Francesco, San Giuseppe e San Pietro - e riuscirà così a conoscerli da un'angolazione più "umana". Gradevole, a tratti divertente, il film gioca con l'eventualità di un ipotetico passaggio britannico alla moneta europea ma non riesce a svincolarsi da un sottogusto fin troppo sdolcinato e palesemente volto all'incondizionato consenso. Non ancora uscito in Inghilterra, ma accolto favorevolmente dalla critica statunitense - dove è arrivato con sole cinque copie, poi aumentate vorticosamente nel giro di qualche settimana - Millions segna un'inequivocabile svolta nella filmografia di Boyle, già impegnato alla lavorazione di un prossimo progetto, il fantascientifico Sunshine.