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Una città diversa e che in pochi conoscono quella che fa da cornice a Milano in the Cage di Fabio Bastianello e che vede protagonista Alberto Lato nel ruolo di se stesso. L’opera di Bastianello, pur avendo al centro del copione la lotta sportiva, presenta un’ulteriore battaglia a cielo aperto (e non solo sul ring), che i personaggi, ciascuno a suo modo, combattono. Al, oltre a fare del MMA la sua ragione di vita, fa della violenza il suo lavoro. Prima come buttafuori, poi come bodyguard e, in fine, come ‘ragazzone’della mala, il picchiatore vive una vita tormentata e lontano dai suoi affetti: la ex moglie (Antonella Salvucci) e il figlio.
Alberto, o Al, 36 anni, esperto di arti marziali, combattente di boxe thailandese, guardia del corpo e buttafuori, non si è risparmiato nulla, nemmeno lo scendere a compromessi con la malavita. La disciplina estrema di MMA rappresenta per lui una possibile via di fuga da quel mondo di clandestinità. L’occasione per riscattarsi arriva con la finale del torneo Milano in the Cage, un incontro realmente combattuto per il film e il cui risultato finale si scoprirà solo al suono del gong.
Lo spettatore viene condotto nella periferia del capoluogo lombardo, tra le piazze di spaccio, la prostituzione e il malaffare gestito dalle ‘ndrine. Vive, attraverso gli occhi del protagonista, le differenze sociali, il classismo, le difficoltà che la metropoli comporta per chi vive un’altra Milano: non quella del Duomo o della moda, ma quella della violenza e del degrado. Perché Gomorra non è soltanto Napoli. Vi è una Gomorra in ogni luogo, e il film di Bastianello è la giusta occasione per scoprire l’altro volto della città, quell’area metropolitana che non sembrerebbe protetta dalla Madonnina. Bastianello strizza l’occhio al cinema di genere senza (è il caso di dirlo) esclusione di colpi! Ecco allora i rimandi, dai classici (Rocky, per citare il più noto) ai low budget provenienti da Hong Kong, sino ai più recenti Southpaw e il cinema brasiliano di Afonso Poyart (Mais forte que o mundo). Ma quella di Lato è una storia vera, seppur romanzata per l’occasione. E questo coinvolge ancor più lo spettatore. Milano in the Cage incassa alcuni colpi bassi per via degli interpreti, non tutti all’altezza del protagonista o della Salvucci. Ma non si può avere tutto. Primo film di casa nostra sulla disciplina estrema MMA realizzato, seppur con pochi mezzi, con una grande scorta di coraggio, intraprendenza e urgenza narrativa. E scusate se è poco.