PHOTO
Maryland
Vincent (Matthias Schoenaerts), membro delle forze speciali francesi, si è riportato l'Afghanistan a casa. La notte non dorme più, le allucinazioni non lo abbandonano quasi mai, anche l'udito inizia a non essere più quello di un tempo. In attesa di una nuova missione, accetta di lavorare nello staff della security per una serata-ricevimento nella villa di un importante businessman libanese. Che il giorno dopo deve partire per un impegno improvviso. E a Vincent viene chiesto di rimanere per proteggere la moglie (Diane Kruger) e il figlioletto dell'uomo.
Ennesima variazione sul tema del difficile reintegro per soldati e combattenti di guerra, Maryland (dal nome della villa dove è ambientato il 90% del film) è l'opera seconda di Alice Winocour, ospitata nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes (dove la regista è presente, come sceneggiatrice però, anche nel film Mustang, selezionato alla Quinzaine).
La regista Alice WinocourPremiata nel 2011 per Augustine (opera d'esordio presentata alla Semaine de la Critique), la regista francese torna sulla Croisette con un film ibrido: inizialmente siamo messi al cospetto di un personaggio, quello di Vincent, la cui paranoia sembra condurlo sempre più a fondo, nel baratro di un'irrealtà che, da lì a poco, potrebbe mettere a repentaglio anche la vita di chi lo circonda. Poi Maryland si trasforma in qualcos'altro, in un film d'assedio, una sorta di thriller in cui l'uomo diventa l'unica speranza per la donna e il suo bambino.
Contrappuntanto dalle angoscianti sonorità di Gesaffelstein (all'anagrafe Mike Lévy), Maryland finisce però per nulla aggiungere né da una parte né dall'altra, accennando semplicemente, sfruttando il giusto la consueta presenza, rognosa e muscolare, di Matthias Schoenaerts (sì, lo stesso di Un sapore di ruggine e ossa di Audiard) e di una misuratissima Diane Kruger.