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Ha capelli rossi e crespi. Vola su una scopa. Ed è accompagnata da un gattino nero di nome Tib. Ovviamente è una piccola streghetta. Il suo nome è Mary Smith ed è la protagonista di Mary e il fiore della strega, l’anime diretto da Hiromasa Yonebayashi, nelle sale italiane dal 14 al 20 giugno distribuito da Lucky Red.
E’ il primo film del neonato Studio Ponoc fondato da un gruppo di ex allievi di Hayao Miyazaki ed è uscito in Giappone un anno fa. Ma anche se sotto una nuova etichetta creativa l’eredità dello Studio Ghibli è evidente fin dall’inizio. Seguendo infatti la migliore tradizione di film come Totoro o Arietty tutto comincia con un cambio di casa e un trasloco.
Mary è una bambina di dieci anni che è andata a trascorrere le vacanze nella villetta di campagna di una vecchia zia. Lontana dai genitori la sua villeggiatura è piuttosto noiosa. Un giorno seguendo Tib si avventura nel bosco, dove trova un fiore misterioso e raro che sboccia solamente una volta ogni sette anni e una scopa magica. Sarà proprio questa a catapultarla in una prestigiosa scuola per streghe chiamata Endor College diretta da Madama Mumblechook e dallo stravagante Dottor Dee. Lì la streghetta scoprirà di essere dotata di super poteri.
Come molti dei lavori di Yonebayashi il film è tratto dalla letteratura inglese per ragazzi. Arietty infatti prendeva spunto dai romanzi degli Sgraffignoli di Mary Norton, questo invece si ispira a un libro scritto da Mary Stewart negli anni settanta e intitolato The little Broomstick (in Italia è stato pubblicato da Mondadori con il titolo La scopa volante).
A bordo della prodigiosa scopetta di Mary saremo così trasportati in una dimensione fantastica dove la campagna anglosassone sarà ricoperta di magie orientali. Quando si apriranno le enormi porte dell’Endor college ci sembrerà così improvvisamente di stare con il maghetto Harry Potter o meglio con Hermione nella saga fantasy della Rowling (che abbia preso ispirazione per la sua storia proprio dalla Stewart?) e nella sua scuola di stregoneria.
Ma, aldilà dell’atmosfera, il Giappone e i temi cari a Miyazaki e ai suoi eredi saranno sempre presenti: dalla passione per il volo inteso come forma di libertà dall’opprimente peso dell’esistenza alle giovani e forti protagoniste bambine fino all’ambientalismo, all’eterna lotta tra bene e male (qui magia buona vs magia cattiva) e al potere dell’amore che riesce a rompere le maledizioni sulle persone.
Inoltre Hiromasa Yonebayashi ci insegnerà anche che non c’è bisogno della magia perché il mondo è bello così com’è con i suoi bellissimi paesaggi e i suoi tanti animali e che per stare bene con se stessi basta imparare ad accettarsi: cosa che la piccola streghetta alla fine farà con i suoi capelli rossi prima tanto odiati.
Mary è quindi sicuramente un buon inizio per il recente studio di produzione, nato tre anni fa dopo che il regista Hiromasa Yonebashi e il produttore Yoshiaki Nishimura lasciarono Ghibli. Si avvia così una nuova fase, non a caso Ponoc è un termine che deriva dalla parola serbo-croata “mezzanotte” e sta a significare il momento in cui una giornata finisce e l’altra comincia. Per ora illuminata dal sole.