“Noi siamo fortunati, possiamo andare in qualsiasi parte del mondo senza problemi. Ma non possiamo mai scappare da nessuna parte”.

È un cortocircuito incredibile quello che si viene a stabilire quando tra i tanti momenti della vita ripensata di (e da) Maria Callas ci troviamo di fronte a questo tête-à-tête tra la Divina e il presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy: poco prima Marylin Monroe aveva cantato per il suo compleanno (“Alla gente non interessa niente della sua voce, come non gli interessa del tuo corpo”, dice Onassis alla Callas mentre la ascoltano…), mentre di Jackie, la moglie del presidente, nessuna traccia. La stessa Jackie che qualche anno dopo la tragica uccisione del marito diventa moglie (nel 1968) proprio di Aristotele Onassis, l’uomo che dal 1959 era il compagno di vita della Callas.

Angelina Jolie in Maria (credits: Pablo Larraín)
Angelina Jolie in Maria (credits: Pablo Larraín)

Angelina Jolie in Maria (credits: Pablo Larraín)

Maria è dunque l’altra faccia della medaglia di Jackie (in quel film JFK non appariva mai…), entrambi biopic anticonvenzionali diretti dal regista cileno Pablo Larraín, nuovamente in concorso a Venezia (è la sesta volta, con El conde nel 2023 vinse il premio per la migliore sceneggiatura), entrambi – come del resto lo era anche Spencer su Lady Diana – film incentrati sul lato meno “esposto” di figure femminili diventate icone.

Ambientato nel 1977, Maria inizia proprio con la morte della Callas, il 16 settembre, nel suo appartamento parigino.

Si tornerà lì, alla fine, ma prima assisteremo agli ultimi giorni del grande soprano: isolata dal mondo esterno, accudita dai fedeli Ferruccio e Bruna (i nostri Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher), maggiordomo che ogni giorno è costretto a spostare il pianoforte a seconda degli umori di lei, domestica che oltre a cucinare e a tenere in ordine la casa è chiamata anche a giudicare le esibizioni canore di quella voce non più perfetta come un tempo, Maria (Angelina Jolie nel ruolo della sua vita) non mangia da giorni, si imbottisce di Mandrax (potente antidepressivo), non si esibisce ormai da anni, ma non si rassegna all’idea di non poter cantare più.

È qui che entra con forza il dispositivo cinematografico, illusorio, concepito da Steven Knight (in sceneggiatura) e Larraín, che per celebrare quell’incredibile voce, quella vita tumultuosa, accompagnano la Callas per le strade parigine dell’epoca (la luce con cui Edward Lachman illumina quei giorni di una tarda estate prossima all’autunno è commovente): è un continuo perdersi tra la proiezione di una realtà immaginata e l’immaginazione lisergica di un presente in continuo dialogo con i momenti più significativi della sua esistenza, tra vita privata – l’infanzia dove veniva costretta dalla madre a cantare per soldi, il tormentato amore con il già citato Onassis (lo interpreta Haluk Bilginer) – ed esibizioni monumentali in ogni parte del pianeta.

“Mi passano davanti i momenti della mia vita”, dice ad un certo punto Maria, che di tanto in tanto ritroviamo intervistata da un giovane filmaker (Kodi Smit-McPhee), guarda caso il suo nome è Mandrax…, deciso a riprenderla nei suoi ultimi giorni: ennesimo escamotage mentale di una diva che vuole raccontarsi al mondo, escamotage narrativo che lega ancora una volta questo film a Jackie.

Angelina Jolie in Maria (credits: Pablo Larraín)
Angelina Jolie in Maria (credits: Pablo Larraín)

Angelina Jolie in Maria (credits: Pablo Larraín)

Il lento incedere verso la morte passa dunque attraverso questo ritorno alla vita, per tentare di rintracciare l’essenza di una donna che il mondo aveva definito Divina: contrappuntato naturalmente da un lavoro sensazionale sullo sconfinato repertorio musicale, esaltato da un montaggio che mette sempre in bilico i tentativi ultimi di canto con le performance degli anni d’oro, il film di Larraín è anche riflessione senza soluzione di continuità sullo scorrere del tempo.

E sulla percezione dello stesso a seconda degli eventi che ci caratterizzano: non a caso, nella prima e nell’ultima sequenza, con il corpo della Callas seminascosto a terra sul pavimento, ci troviamo quasi di fronte ad un quadro: quel giorno, sembra suggerirci il regista, il tempo si è definitivamente fermato anche per Ferruccio e Bruna. Le ultime due persone ad aver veramente tenuto a lei.