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Maria e l'amore © Julien Panié
In Siccità di Paolo Virzì, a un certo punto Tommaso Ragno, influencer di professione, si rivolge alla moglie dicendo: “Ho citato Paulo Coelho, la tua Annie Ernaux non avrebbe funzionato”. Ironia della sorte, adesso Ernaux ha vinto il Premio Nobel per la letteratura, e riesce a essere sempre moderna. Il cuore di Maria e l’amore lo si potrebbe riassumere utilizzando una sua citazione contenuta in Gli anni, il suo libro più famoso: “La distanza che separa il passato dal presente si misura forse dalla luce che scivola sui volti, proietta le ombre, disegna le pieghe di un vestito, di una foto in bianco e nero; dalla sua chiarezza crepuscolare, qualsiasi sia l'ora in cui è stata scattata”. La “distanza tra presente e passato” è quella che affligge la protagonista. Maria è sposata da venticinque anni, ma nel suo matrimonio non c’è più passione. Il sentimento si è fatto memoria, è come se la “luce” si fosse spenta. Per riaccenderla serve un’istallazione particolare, situata nella Scuola di Belle Arti a Parigi, dove lavora. I corpi vengono proiettati su uno schermo, ricreati nelle loro movenze attraverso colori, granelli che rimandano a sfumature perdute. In fondo è una fotografia in movimento, che viene scattata in continuazione, e che sfida l’andare del tempo.
Maria e l’amore di Lauriane Escaffre e Yvonnick Muller fa parte di una tendenza ben definita del cinema francese. Sempre attento al mondo del lavoro, negli ultimi anni si è interessato a coloro che rischiano di essere fantasmi: quelli che si occupano delle pulizie. In Tra due mondi con Juliette Binoche, lei è una scrittrice alla ricerca di una nuova storia, e si infiltra come addetta alle pulizie sui traghetti che collegano la Francia all’Inghilterra. Nel rocambolesco Full Time – Al cento per cento, Laure Calamy sfida scioperi e traffico per raggiungere l’hotel a cinque stelle in cui fa la cameriera. Dal drammatico si passa alla storia d’amore, alle note romantiche.
In Maria e l’amore, Maria è assunta da una ditta di pulizie che le assegna un nuovo incarico. La Scuola di Belle Arti le apre gli orizzonti, e conosce anche il custode che le risveglia il cuore. Lei scrive poesie, non si separa mai dal suo quaderno rosso. La finzione letteraria si fa realtà, l’arte e l’essere creativi danno vita a nuove possibilità.
Siamo dalle parti di Tuesday Club – Il talismano della felicità di Annika Appelin. La ricerca è verso una seconda opportunità, cavalcando toni leggeri e con un po’ di ironia. Lo spirito lo conosciamo, s’intende. Lauriane Escaffre e Yvonnick Muller non inventano nulla. Però con gentilezza si accostano alla loro Maria, la dipingono introversa, schiacciata nell’esistenza che le è stata imposta.
Così Maria e l’amore diventa un piccolo film sulla libertà, sul riscoprire sé stessi, senza alzare mai la voce e avvicinandosi con rispetto a chi ci circonda. Si incita al buon umore, con una vicenda piacevole, abbastanza universale, che riscalda in un momento in cui forse è meglio dimenticarsi del termosifone.
Forse si poteva osare un po’ di più, provare ad abbandonare le sfumature sofisticate e descrivere meglio il rapporto tra uomo e arte, intelletto e creazione. Ma alla fine Maria e l’amore emoziona, anche se non brilla. Porta la favola nella routine di tutti i giorni, fa evadere per un’ora e mezza, e rende ancora una volta la capitale francese la culla di ogni passione. Dedicato ai sognatori, a chi non vuole mai darsi per vinto, e a chi nel progresso in fondo scopre qualcosa ancora di piacevolmente antico.