Dopo una prima notte di nozze inconcludente, il delfino di Francia fugge dal talamo lasciando la sua sposa sola dentro un letto freddo. Maria Antonietta cerca la stessa fuga riparatrice ma si accorge che occhi indiscreti la osservano dal buco della serratura. La sequenza, inclusa nel primo episodio di Maria Antonietta, riassume tutto il senso della serie: il passaggio all’atto (sessuale) di una coppia. Ci vorranno sette anni prima che marito e moglie consumino pienamente il loro matrimonio.

Fino a quel momento, cortigiani e spettatori saranno testimoni della scena nuziale. Ignari della natura delle relazioni sessuali, Maria Antonietta e Luigi XVI non riescono a ‘prendersi’ come Sissi e Franz in un altro regno e in un altro tempo (L’imperatrice). Più che il malessere di un’adolescente, la serie storica franco-britannica, creata da Deborah Davis col suo stile mordente e il gusto per le rivalità femminili (La Favorita), illustra la disfunzione di una coppia. Visibilmente frigido e intimidito dalla moglie, Luigi non riesce a ‘rispettare’ la sua parte dell’accordo, ma la colpa ricadrà su Maria Antonietta, pubblicamente umiliata per la sua verginità.

Dopo Versailles, la televisione reinventa la monarchia francese con il ritratto riabilitante di una regina vittima degli interessi strategici degli uomini. E pazienza se il popolo, dimenticato fuori campo, soffre e mangia brioches. La serie si concentra sulla sofferenza dei ricchi, presentati come vittime di un sistema che non li riguarda. L’Arciduchessa austriaca, poi regina di Francia, è gettata suo malgrado in quella fossa dei leoni chiamata Versailles.

Maria Antonietta
Maria Antonietta

Maria Antonietta

Privata della sua volontà e della sua intimità, eretta a questione di stato, “Toinette” non trova alcun conforto nel consorte. La coppia ci metterà degli anni prima di concepire un erede e rinsaldare le relazioni politiche tra i rispettivi paesi. Perché la trama delle alleanze è appesa ai loro abbracci. Affrontando in maniera sensoriale lo sradicamento di un’adolescente, che deve abbandonare la sua famiglia a quattordici anni, e il solo intrigo della serie, l’impresa di ‘congiungersi’, Maria Antonietta fatica a imporre una rilettura femminista della storia.

Non è facile del resto far dialogare l’ultima regina di Francia col nostro tempo.

Ci avevano già provato Sofia Coppola, nel film omonimo le feste di Versailles raccontano la spensieratezza, innocente o colpevole, di una giovinezza privilegiata, e Benoît Jacquot (Addio mia regina), che scaglia quella giovinezza estrema contro la crudeltà del mondo. Nello spirito dei tempi, Davis dipinge la principessa austriaca come una figura di emancipazione femminile in un mondo regolato dagli uomini. Il risultato non manca di charme ma taglia a Maria Antonietta un costume troppo largo.

Alice ingenua nel paese dei formaggi, questa “regina di cuore” è il frutto di una visione anglosassone, che ama caricaturare certe figure storiche per fabbricare buoni e cattivi e mettere in scena eroine moderne. Tra anacronismi chic e maquillage lunare, la sovrana di Emilia Schüle parla inglese e prende le distanze dalla storia.