Quando due pesi massimi del cinema latino-americano come Gael García Bernal e Diego Luna si riuniscono, le aspettative sono alte. La loro chimica innegabile – affinata da anni di amicizia e collaborazioni, dai tempi di Y Tu Mamá También e Rudo y Cursi – è il punto forte di Máquina: il pugile. La serie verrà presentata alla diciannovesima edizione della Festa del Cinema di Roma ed è la prima originale in lingua spagnola di Hulu, disponibile su Disney+ dal 9 ottobre con tutti e sei gli episodi.

La storia segue il percorso tormentato di Esteban ‘La Máquina’ Osuna (Gael García Bernal), un pugile in declino che affronta quello che potrebbe essere il suo ultimo incontro. Quando la sua carriera arriva a un punto morto, dopo una bruciante sconfitta, il suo manager e amico d’infanzia Andy Lujan (Diego Luna), fa di tutto per riportarlo sulla vetta. Ma il vero nemico non è l'avversario sul ring: una pericolosa organizzazione criminale opera nell'ombra, e così l’ultima occasione di riscatto per Esteban diventa una lotta per la sopravvivenza e la domanda non è solo se vincerà il match, ma se ne uscirà vivo.

Nella prima puntata, al coach di Esteban (Jorge Perugorría, notevole nel ruolo del saggio ed eccentrico Sixto) sono affidate poche, ma fondamentali battute prima di un incontro determinante: “Questo non è un match, è uno spettacolo teatrale. Ogni pugile, volente o nolente, porta con sé una storia e interpreta un ruolo”. Ecco la chiave di lettura della Máquina, ecco quello a cui assisteremo sui nostri schermi. Mentre il pugile combatte con la sua salute, la dipendenza e i traumi del passato, si trova sospeso tra realtà e illusione.

Diego Luna, Eiza González, Gael García Bernal in Máquina: il pugile
Diego Luna, Eiza González, Gael García Bernal in Máquina: il pugile
Diego Luna, Eiza González, Gael García Bernal in Máquina: il pugile (Cristian Salvatierra/Hulu)

Non solo il mondo della boxe, ma la vita stessa di Esteban sembra una rappresentazione teatrale, con una regia invisibile che la dirige. È perseguitato da allucinazioni, guidato dalle voci dei ricordi e da una paranoia crescente, cosa è reale e cosa è immaginato diventa una domanda costante, per Esteban, ma anche per noi spettatori. È una prospettiva interessante con cui gioca il regista Gabriel Ripstein (noto per Narcos), dando alla serie una sfumatura psicologica. L’idea è buona, ma non priva di difetti.

Al suo meglio, La Máquina è un avvincente thriller criminale e la dinamica tra Bernal e Luna, quando sono insieme sullo schermo, è un pugno che ti manda al tappeto. La serie inciampa nel ritmo. Se i primi episodi preparano il terreno per un dramma teso e ricco di colpi di scena, gli elementi ridondanti e il mancato sviluppo di alcune storylines indeboliscono la trama. Troppo spazio alla bizzarra e inappropriata relazione di Andy con sua madre, divertente, ma poco significativa e non abbastanza dedicato a Irasema (Eiza González), ex moglie di Esteban e giornalista che indaga sulla corruzione nel circuito della boxe.

Peccato, il suo personaggio promette bene, ma non raggiunge la profondità o l'attenzione che meriterebbe, rimanendo sulla superficie dello stereotipo di donna bella e determinata. Però, nonostante le sue imperfezioni, Máquina porta a segno parecchi colpi, non una vittoria schiacciante, ma sicuramente un incontro che vale la pena vedere.