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Julia Roberts Mangia Prega Ama
Mangia Prega Ama. Parola e prassi di Julia Roberts, protagonista dell'adattamento del romanzo omonimo e autobiografico di Elizabeth Gilbert, un bestseller da 6,2 milioni di copie solo negli Usa. Nei panni della scrittrice di successo, abbandonerà prima il marito (Billy Crudup), incrocerà il cuore con il bello di turno (James Franco) e poi mollerà la patria per approdare a Roma con intenzioni culinarie e culturali - a farle da Cicerone il nostro Luca Argentero - e quindi in India per ritrovare se stessa, e infine a Bali per ritrovare l'amore (Javier Bardem).
Questa la scarna sinossi: scarna, perché il film, viceversa, è pieno zeppo di cascami, stereotipi, noia e stucchevolezza in formato panoramico. Non si salva nulla, a partire da Julia Roberts, vittima e carnefice - “innamorata pazza del libro”, ha ammesso - di un miscast da antologia: che c'azzecca l'ex Pretty Woman con questa scrittrice di Harmony di cattiva annata, che - udite, udite! - finisce in India per ritrovarsi, perdendo nel contempo l'attenzione di qualsiasi spettatore non afflitto da turbe autolesionistiche.
Comunque, c'è di peggio: la Roma decantata dal buon Argentero a uso e consumo straniero è un'accozzaglia di luoghi che più comuni non si può, apologia del dolce far niente, close-up su spaghetti fumanti, trasferte napoletane in chiave pizza, elucubrazioni risibili, moti d'animo pre bonifica pontina, cene che più sterilmente luculliane non si potrebbe, augustei più decrepiti del vero. Insomma, come sbottò Fanztozzi dopo la Corazzata Cotiomkin una (omissis) pazzesca. Ah, c'è pure Bardem, col cuore a pezzi per farne un puzzle a Bali, finché non ne troverà un muscolo cardiaco gemello e la capanna d'ordinanza. Ora lo aspetta Terrence Malick, ma Mangia Prega Ama mette di diritto lui, la Roberts e il film su in cima ai papabili per i Razzies Awards, i premi al peggio su grande schermo. Ecco, Mangia Prega Ama Pernacchia!