Troppo seria per avere tredici anni. In realtà la giovane Marcielle, detta Tielle (Jamilli Correa), ha tutti i motivi per aver perso il suo bel sorriso. Abusata dal padre, il terribile Marcìlio (Romulo Braga), sotto gli occhi di una madre inerme. Unica sua gioia: la sorellina più piccola per la quale crea notebook con carta ricavata. L’altra, la sorella più grande, è andata via di casa, lei la venera pensando che sia fuggita da quella vita squallida trovandosi un “brav’uomo” su una delle chiatte che solcano la zona. Peccato che nella foresta amazzonica sull’Isola di Marajò di brav’uomini pare che non ce ne sia nemmeno l’ombra.

Il primo lungometraggio di finzione della brasiliana Marianna Brennand, dopo il doc sul suo prozio Francisco, artista riconosciuto a livello mondiale per i suoi lavori in ceramica, dal titolo Francisco Brennand, è il risultato di una ricerca decennale sul tema complesso e delicato dell’abuso e dello sfruttamento sessuale di bambine e adolescenti dell’isola. Che dietro questo film ci sia stato un lungo lavoro si vede in ogni minuto.

Senza mai esagerare e senza mai mostrare, ma solo accennando, la Brennand ci mostra in quel fuori campo e in quel non visto tutto l’orrore degli abusi familiari. Nota di merito va anche e soprattutto alla protagonista, la giovane Jamilli Correa bravissima nell’interpretare questa adolescente di tredici anni desiderosa di avere la propria carta di identità e che vaga alla ricerca (ancor più difficile) di una propria identità.

Senza dubbio possiamo affermare che con questo film non solo è nata un’autrice (Marianna Brennand), ma anche un’attrice davvero di grande livello (che vagamente ricorda anche la grande Zendaya. E quale miglior complimento di questo?). Entrambe da tenere d’occhio. Presentato in anteprima mondiale alle Giornate degli Autori della Mostra del Cinema di Venezia Manas (questo il titolo, ovvero Sorelle) è dunque assolutamente da non perdere.