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Madagascar 3
Primo principio della cinedinamica: l'originale non si batte mai. Correlato: i sequel vengono dopo non solo temporalmente, ma qualitativamente. Eppure il cinema ha delle ragioni che la legge della giungla (savana?) non riconosce: la riprova? Madagascar 3 - Ricercati in Europa. Il terzo atto conferma la parabola ascendente del franchise miliardario (in dollari) della DreamWorks: è meglio di Madagascar (2005) e Madagascar 2 (2008). Se l'exemplum della Pixar - ma non vale per tutti i cartoon della controllata Disney - rimane inarrivabile, il gap si sta inesorabilmente accorciando, e il trio in regia Eric Darnell, Tom McGrath e l'inedito Conrad Vernon (consulente per i primi due capitoli) è della partita. Darnell scrive con Noah Baumbach, già responsabile dei guizzi umoristici di Fantastic Mr. Fox: qui non è Wes Anderson, e si guizza di meno. Ma se le sofisticatezze - a parte il florilegio di citazioni a uso postmoderno e consumo cinefilo - mancano, l'energia ipercinetica, una paletta colori mai così ampia e un 3D che serve a (più di) qualcosa fungono da validi succedanei: Madagascar 3 è puro action-adventure, con due occhi di riguardo per i piccini, e un terzo per non scontentare chi li accompagna. La storia: avete presente Cars 2? Uguale per location - trasferta europea - e contraria per esiti: le macchinine Pixar sbandavano di noia, Alex il Leone, Marty la Zebra, Gloria l'Ippopotamo e Melman la Giraffa vanno a cento all'ora, con un tour nel Vecchio Continente che rischia di registrare il tutto esaurito in sala. Dunque, chissenefrega della continuità? Non c'è amicizia - vedi capitolo 2 – che tenga, la savana e i propri simili si possono mollare senza colpo ferire, perché il cuore batte per il ritorno allo zoo newyorkese: l'aereo aspetta a Monte Carlo, dove i ben noti pinguini e le scimmie volanti stanno ripulendo il Casino. Alex & Co. si fanno il Mediterraneo in snorkeling, per affiorare commando-style di fronte al Principato: “Al mio segnale scatenate l'inferno!”, Alex non la pronuncia, eppure è ferro e fuoco, complice una nemesi da antologia, il capitano Chantel DuBois. Fiuto da segugio, movenze da ragno, il controllo - meglio, la soppressione… - degli animali quale imperativo categorico e in originale l'accento francese di Frances McDormand che non dimentichi. Insomma, la new entry che serviva, e non è l'unica: prima lo zoo, poi la savana, e ora il circo, scalcagnato da tradizione, dove Alex & Co. mimetizzano le proprie intenzioni back to NY e incontrano la deliziosa giaguaro (italiana) Gia, il servile leone marino Stefano e la tigre siberiana Vitaly. Da Monaco a Roma (stereotipata che più non si può, con Bocelli, Colosseo, Vaticano, Vespe e Termini), dalle Alpi a Londra, fino a New York, sempre con la Dubois alle calcagna: ciliegina, un lasershow circense e futuristico, sulle note roboanti di Firework di Katy Perry, con neon, trapezi e volteggi stereoscopici a riempire ogni centimetro di schermo. Già, l'horror vacui si sente, e Madagascar si riscopre neobarocco: di tutto, e di più, perché Alex, Mary, Gloria e Melman siano i Most Wanted non solo dell'Europa, ma del mondo. In tempi di crisi, la taglia è il biglietto (maggiorato per il 3D).