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La storia è nota, antica e imperitura: un eroe gentiluomo vuol strappare la bella fanciulla dalle grinfie di un uomo cattivo. Stop. Lo stringato narrativo de Il Castello di Cagliostro sarebbe tutto qui, né più né meno. Solo che? Solo che il gentiluomo in questione è il più famoso e beffardo dei ladri, il cattivone un falsario che gode di complicità politiche internazionali, e il narratore semplicemente il mago dell'animazione giapponese, Hayao Miyazaki. Non è tutto qui dunque. La più amata delle avventure cinematografiche di Lupin III, riportata in sala da Nexo Digital 44 anni dopo l'originario passaggio a Cannes, è infatti un'opera miyazakiana tout court che parte con un viaggio, precipita pericolosamente in un mondo "altro", e approda infine alla beata innocenza dello sguardo, armonia e incanto di una città sommersa.
Nella qualità fiabesca di questo universo senza Tempo né Spazio quel che conta è la frontiera che, come sempre nel regista giapponese, non separa ma unisce, vaso comunicante tra il perdersi e il ritrovarsi. La frontiera è il castello, topos organico dove tutto accade, fluisce e cambia. Ogni personaggio transita da qui: giù tra passaggi segreti, botole che si spalancano, canali e rovine dimenticate; su, attraverso torri sospese, scale a gradoni, cornicioni sull'abisso. Attraversamenti rocamboleschi che strapazzano anime in bilico tra ombra e luce.
Ma a flettersi e deflettersi è soprattutto la materia, duttile e illimitata, magia e destino di tutto il cinema miyazakiano, un cinema non a caso fatto di linee semplici, caratteri riconoscibili e storie a prova di usura. La scommessa è infatti giocata altrove, su una libertà creativa senza freni, che non si rivolge a un pubblico di fanciulli, ma al "fanciullo" nel pubblico, inarrestabile sorgente di vita e rimedio al Male. Gran ritmo, ironia a go go e un Lupin in versione romantica; però la perla rimane l'incipit, con il memorabile inseguimento in macchina che estasiò un giovane Spielberg. Gli aficionados del ladro con le caviglie esageratamente sottili non potevano sperare in un regalo migliore per i quarant'anni del loro beniamino. Per tutti gli altri, Il Castello di Cagliostro non rivelerà forse nulla di nuovo della luminosa stella di Miyazaki, ma farà capire come e perché quella stella è nata.