PHOTO
L'uomo d'acciaio
Il pianeta Krypton sta per esplodere. Il saggio Jor-El (Russell Crowe) affida suo figlio Kal-El, neonato, ad una capsula interstellare, con destinazione Terra: "Sembra una popolazione dotata di intelligenza". Il generale Zod (Michael Shannon) e il suo manipolo di soldati, invece, viene condannato a vagare in un buco nero per l'eternità per aver tentato, in extremis, un golpe atto a sovvertire gli equilibri di potere. Kal-El (da grande è Henry Cavill) viene adottato da Jonathan e Martha Kent (Kevin Costner e Diane Lane), a Smalville, nel Kansas: il suo nome è Clark e scoprirà ben presto di essere diverso rispetto ai suoi simili, in una parola: superiore. Dotato di una forza sovrumana e di altri superpoteri, capirà crescendo che i terrestri ancora non sono pronti per lui: vaga di città in città, facendo i lavori più disparati, ogni volta pronto a salvare gli umani da situazioni di pericolo. L'unica che riuscirà a scoprire qualcosa su di lui è la giornalista Lois Lane (Amy Adams) e, paradossalmente, diventerà l'unica di cui si potrà davvero fidare. Intanto, dal sonno in cui era stato confinato, riemerge Zod. E con lui la ferma decisione di ricreare dalle ceneri Krypton.
Atteso con molta curiosità, il reboot di Superman firmato da Zack Snyder tenta di donare nuova vita cinematografica al primo supereroe apparso sul grande schermo (1978) sette anni dopo Superman Returns di Bryan Singer, sfortunato e successivamente abortito rilancio da parte della Warner. Che stavolta si affida - almeno dietro le quinte - al team che ha saputo ricreare il mito di Batman (in produzione Christopher Nolan, alla sceneggiatura David S. Goyer), mettendo nelle mani del regista di 300 e Watchmen il (nuovo) destino de L'uomo d'acciaio: il risultato è da una parte spettacolare, dall'altro ambiguo e contraddittorio. Appesantito da una durata eccessiva (143'), il film sfrutta al meglio possibilità tecnologiche (anche il 3D) che all'epoca Richard Donner forse neanche sognava, creando un suggestivo mix cinetico-cinematico-cinematografico ideale per rappresentare sul grande schermo un personaggio come quello di Superman, sintesi già nel lontano 1938 (anno in cui fece la sua prima apparizione su Action Comics #1, creato da Jerry Siegel e Joe Shuster) di un immaginario che diede il là all'universo Dc Comics e - un anno più tardi - alla rivale Marvel.
L'ambiguità di fondo, insita nella natura stessa di Kal-El, è al centro dell'intero racconto: "A quale mondo appartiene? Per quale mondo deve lottare?", si chiede e gli chiede Snyder, insistendo molto sulle origini di un non-umano cresciuto però tra gli umani. La risposta la conosce chiunque, la via per ottenerla passa però attraverso sentieri cristologici (guarda caso, Superman si dichiara al mondo a 33 anni, specificandolo): "Darai agli abitanti della Terra un ideale per cui lottare. Ti seguiranno. Incespicheranno. Ma poi ti raggiungeranno nel sole. E tu li aiuterai a realizzare meraviglie", dirà Jor-El al figlio quando si "incontreranno" come un tempo fecero Christopher Reeve e Marlon Brando. In attesa di Lex Luthor (che arriverà sicuramente nel sequel) e del "nuovo" camuffamento di Clark Kent, giornalista novizio al Daily Planet di Lois Lane...
Intanto, negli States è stata la miglior apertura di sempre al box office del mese di giugno ($116,619,362 nel weekend, $141,266,491 in cinque giorni), ma la sensazione che rimane è quella di un volo eccessivo che porterà ad un'altra, dolorosa, disintegrazione. Acciaio ossidabile.