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L’hanno fatto in tanti, ma non è mai facile parlare della Shoah al cinema. Così come non è semplice dirigere dei bambini. Lo dicono quasi tutti i registi. Claudio Bisio non si è spaventato davanti né all’una né all’altra cosa e forte del libro di Fabio Bartolomei dal titolo L’ultima volta che siamo stati bambini (edito da e/o), che aveva letto e di cui si era innamorato, ha deciso di fare il grande salto dietro la macchina da presa. Impresa per un attore sempre piuttosto rischiosa. Correre così tanti rischi tutti insieme, si sa che però può essere un po’ azzardato. Ed è questo il caso.
Siamo a Roma nell’estate del 1943. Quattro bambini giocano alla guerra mentre attorno esplodono le bombe della guerra vera. Loro sono: Italo (Vincenzo Sebastiani) il ricco figlio del Federale, Cosimo (Alessio di Domenicantonio) con il papà al confino, Vanda (Carlotta De Leonardis) un’orfana e Riccardo (Lorenzo Mc Govern Zaini) un ebreo. Quando quest’ultimo viene portato via dai nazisti insieme ad oltre mille persone del Ghetto gli altri tre decidono di partire in segreto per convincere i tedeschi a liberare il loro amico. Sulle loro tracce anche un fascista (Federico Cesari) e una suora di nome Agnese (Marianna Fontana).
La guerra è solo sullo sfondo. La tragedia, come ha sottolineato la senatrice Liliana Segre superstite dell’Olocausto e testimone attiva della Shoah in un messaggio letto durante la conferenza stampa di presentazione del film, è offuscata dalla freschezza e dall’innocenza dei bambini. E va bene. Ma il film stona. Dietro le quinte i campi di concentramento e i nazisti e lo stesso Bisio (presente solo in una scena iniziale del film), davanti un gruppo di bambini che sembrano usciti dal remake Tutti a bordo di Luca Miniero. Con una differenza: lì i bambini erano a bordo di un treno dei nostri tempi, post pandemia, un Frecciarossa per la precisione, sulla linea Torino-Palermo inseguiti da Stefano Fresi e Carlo Buccirosso, qui invece camminano lungo le rotaie da Roma verso la Germania nel bel mezzo della Seconda guerra mondiale. Per il resto poco cambia ovvero sempre di family si tratta (anche se Bisio lo definisce una “commedia”) e perfino il riferimento è lo stesso: i Goonies. Qui ci stanno anche: Jojo Rabbit, La vita è bella, Train de vie e persino Freaks Out.
Non basta il buon curriculum dei piccoli attori (Alessio di Domenicantonio aveva già interpretato Lucignolo nel Pinocchio di Garrone; Carlotta De Leonardis tra i protagonisti de L’Arminuta; Vincenzo Sebastiani appena visto in Un matrimonio mostruoso e Lorenzo Mcgovern Zaini quest’anno nel cast della miniserie Fiori sopra l’inverno) né la colonna sonora di Pivio e Aldo De Scalzi a risollevare le sorti di questo film sulla memoria, ma dimenticabile. Un ossimoro che la dice lunga.