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“Ma te che cosa ti aspettavi? Di poter essere l'uomo più ricco del Paese, fare il premier, e che anche tutti ti amassero alla follia?”.
“Sì: io mi aspettavo proprio questo”.
L’unico dialogo presente (con doppia voice over) nel teaser-trailer di Loro 1 lo ritroviamo verso la fine di Loro 2, ultima parte del dittico che Paolo Sorrentino ha dedicato alla figura di Silvio Berlusconi e ad alcuni personaggi (reali, “di fantasia”) che hanno popolato (e che popolano) il suo universo.
A domandare è Fedele (Confalonieri), a rispondere è Silvio. E in quella risposta è racchiuso tutto il senso del berlusconismo e, allo stesso tempo, quello dell’operazione Loro nel suo complesso.
In questa seconda parte (in sala dal 10 maggio) Sorrentino alza definitivamente il sipario su quello che veramente desiderava raccontare: “i sentimenti e le paure, in primis quella della morte”, e lo fa partendo dal duetto tra Berlusconi e il suo storico socio Ennio (Doris, fondatore di Mediolanum), interpretato dallo stesso Toni Servillo, generando il primo corto circuito di un film che, lo capiremo a giochi fatti, è strutturato, anche a livello estetico, come un insieme di continui corto circuiti.
“Noi siamo venditori. E il venditore è l’uomo più solo del mondo, perché parla sempre e non ascolta mai”, ricorda Ennio all’amico Silvio, spronandolo a riconquistare il governo perso per quei miseri 25.000 voti con un suggerimento “geniale”: portare 6 senatori dalla sua parte e costringere così l’esecutivo al fallimento per ripresentarsi poi alle elezioni, e vincerle.
Andrà così. Ma succederà anche altro. Dalle intercettazioni telefoniche (quando faceva pressioni affinché in alcune fiction venissero scritturate “attrici” sue amiche) al 18° compleanno di Noemi Letizia, dall’incontro con Sergio Morra (il Tarantini di Scamarcio) alle “cene eleganti”, dal viaggio in solitaria di Veronica in Cambogia alla richiesta di divorzio che la stessa farà, una volta tornata a casa. Fino al disastroso terremoto de L’Aquila e all’incontro con Mike – che da tanto aspettava una sua chiamata – liquidato fondamentalmente perché ormai “dietro di te hai solo ricordi, mentre io ho ancora dei progetti”.
Il Berlusconi privato e il Berlusconi pubblico si sovrappongono, la solitudine dell’uomo – un 70enne che per esorcizzare l’incombenza della fine si contorna di splendide ventenni – incomincia a minare le certezze del politico, la sfera intima deflagra, l’Italia crolla a pezzi.
E Sorrentino cerca di intercettare tutto questo alternando a guizzi esplosivi (quella specie di videoclip in cui tutte le aitanti signorine smettono di allenarsi, poi cantano e ballano Meno male che Silvio c’è, o l’irresistibile finto trailer di Congo Diana, terrificante fiction “prossimamente in tv”) momenti di vera e propria decadenza, su tutti la ragazza che si sente fuori luogo alla festa, trovando la situazione patetica: “Lei ha lo stesso alito di mio nonno. Che non è profumato, né maleodorante. È l’alito di un vecchio”.
Alice Pagani in Loro 2Loro – che probabilmente avrebbe funzionato meglio come corpo unico piuttosto che diviso in due parti – è dunque il tentativo di inquadrare, attraverso l’inconfondibile sguardo del regista premio Oscar de La grande bellezza, il momento in cui l’uomo-simbolo degli ultimi 25 anni di questo paese ha incominciato a percepire la caducità del tutto.
È la tristezza il sentimento predominante, la cifra emotiva, laddove nella prima parte a governare l’andamento del film era la farsa, qui ci ritroviamo a raccogliere i cocci di un involucro che oltre al proprio simulacro ha lasciato dietro di sé solamente l’annuncio di incredibili sogni (e si ritorna a inizio film, con Silvio che chiama una donna a caso dall’elenco telefonico e spacciandosi per Augusto Pallotta, finge di essere tornato a vendere appartamenti), qualche farfallina dorata e un paese sotto le macerie. Che intrattiene i sodali (e approfittatori adoranti) cantando le solite canzoni napoletane e, subito dopo, si strugge al pensiero di non essere più amato come una volta e attaccato su più fronti.
Elena Sofia Ricci è Veronica Lario
“Ma perché sei rimasta tutto questo tempo se non ho mai avuto nessuna qualità?”, chiede Silvio più volte a Veronica quando lei lo aggredisce annunciandogli il divorzio.
“Perché mi avevi fatto innamorare”.
Succede nelle coppie. Succede anche nelle democrazie.