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Una scena del film
Da poco responsabile di un importante esperimento, il fisico nucleare Max (Valerio Mastandrea) creerà un generatore di eventi per falsificare alcuni dati e accelerarne la riuscita. La collega/amante Anais (Gwenaelle Simon) si accorgerà della cosa, costringendolo alle dimissioni. La stessa sera, sconvolto e disamorato, Max finirà con la sua auto fuori strada. Verrà soccorso da un pastore albanese (Lulzim Zeqja), vessato da alcuni connazionali che lo ricattano per il passaporto. Presentato in questi giorni nella Semaine de la Critique del Festival di Cannes, L'orizzonte degli eventi si pone quale punto di congiunzione fra due mondi infinitamente lontani, fisicamente prossimi: il cuore della ricerca scientifica, la chiusura della realtà esterna nelle viscere del Gran Sasso d'Italia, di contro alla condizione quasi primordiale in cui si trovano alcuni uomini sulla sua superficie, a duemila metri di altitudine. Il Laboratorio di Fisica Nucleare e lo stato brado della natura: la solitudine e l'ossessione dei ricercatori, la solitudine e la lotta per la sopravvivenza dei pastori. Dopo aver raccontato le vicissitudini dei pastori macedoni in quel notevole documentario che era Uomini e lupi, Daniele Vicari torna sul Gran Sasso per confezionare il suo secondo lungometraggio: dimenticando la genuinità e l'immediatezza del pur imperfetto, ma riuscitissimo Velocità massima, il regista reatino sembra voler fare il verso a Paolo Sorrentino e al suo Le conseguenze dell'amore. Dilatazione temporale e riflessione intimo/filosofica non reggono il confronto con l'indubbia maestria nel gestire le inquadrature e nel gusto estetico formale (splendida la fotografia di Gossi e notevole l'utilizzo delle musiche), di cui Vicari è indubbiamente padrone. Alla fine il tutto scivola nel puro esercizio stilistico, nell'autocompiacimento che - sequenza dopo sequenza - fagocita qualsiasi volontà narrativa, procedendo stancamente verso il liberatorio pianto finale del protagonista, un Valerio Mastandrea sinceramente poco credibile nel raccontare di neutrini e simili.