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Lezioni d'amore (Elegy)
Dopo La macchia umana, il grande schermo continua ad ospitare l'opera di Philip Roth, romanziere americano al quale - va detto - il cinema non sta rendendo un gran servizio. Doppio artefice di questa debacle filmica è Nicholas Meyer, che nel 2003 firmò lo script del film sopra citato e, adesso, adatta per lo schermo "L'animale morente", pubblicato dall'autore nel 2001 e terzo tassello di un'ideale trilogia con protagonista il professore universitario David Kepesh, ultrasessantenne fiero "discendente dei pionieri dell'edonismo americano" destinato però a capitolare di fronte agli "aspetti carnali della commedia umana", in parole povere al cospetto di Consuela Castillo, bellissima allieva ventiquattrenne di origini cubane.
Narrato come nel romanzo in prima persona, Lezioni d'amore (titolo italiano infelice tanto quanto il film) tradisce sin da subito qualunque aspettativa, impantanandosi in didascalie e parole che non sanno quasi mai abbandonare la rigidità del testo e trasformarsi in racconto visivo: dai quadri di Goya alla Gymnopédie n. 1 di Satie, tutto concorre nel terzo film da regista della spagnola Isabel Coixet (apprezzata per La mia vita senza me e La vita segreta delle parole) allo sproloquio modaiolo e pseudointellettuale, con personaggi incapaci di prendere realmente "vita". Il professore interpretato da Ben Kingsley e la Consuela cui presta volto e corpo Penélope Cruz non vanno oltre la figurina, poco supportati da una sceneggiatura carente e dalla messa in scena (inaspettatamente) laccata della Coixet, poco a suo agio nel destreggiarsi con materiale di partenza non farina del suo sacco.
Il risultato è un film "bloccato", poco viscerale e troppo calcolato - nella commistione tra narrazione e smaccati riferimenti "alti" - tendente al ridicolo involontario in più di qualche occasione (il primo dialogo tra il protagonista e il figlio, interpretato da Peter Sarsgaard, o la caratterizzazione dell'amico/confidente di Kepesh, il poeta George O'Hearn interpretato da Dennis Hopper), che nemmeno la "svolta" del finale riesce a risollevare.