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Una scena del film
Una spiaggia del Nord Europa costellata di specchi di forme e misure diverse; dentro di essi il mare e la sabbia sembrano moltiplicarsi, ripetersi, cambiare, frantumarsi, i volti si ritrovano incorniciati come in tante foto d'epoca. È il brillante inizio di Les Plages d'Agnès, lungometraggio documentario nutrito di citazionismo letterario, cinematografico e musicale, nel quale convergono tutte le numerose multiformi esperienze di Agnès Varda, dal film saggio alla video installazione, dalla fotografia alla ricostruzione finzionale.
In un autoritratto di quasi due ore, una delle più grandi e celebrate donne registe del cinema di tutti i tempi ripassa il suo percorso esistenziale, rivisitando le spiagge che ne hanno segnato le tappe fondamentali. Dal Belgio alla Francia del sud, dagli Stati Uniti al centro di Parigi - dove Varda ricrea una piccola spiaggia artificiale - scorrono sullo schermo l'orizzontalità e l'infinito che son stati teatro delle avventure infantili, dei primi esperimenti di fotografa e di cineasta, dei grandi successi e dei grandi dolori di Agnès.
La particolarità della vita della regista fotografa - che già negli anni cinquanta si ritrova ad essere nodo primario nella grande rete della cultura occidentale - fa sì che si passi senza soluzione di continuità dalla storia personale alla Storia collettiva, dal diario intimo alla testimonianza, dall'Emozione all'Idea. La grande capacità affabulatoria, la raffinatezza d'un'erudizione antiaccademica, l'intelligenza e l'elasticità della grande esperienza d'un'artista ancora dotata, nonostante l'anagrafe, d'una rara vivacità sono le chiavi di volta grazie alle quali l'intero film si regge e si modella. Se non fosse che notare i difetti nel ritratto d'una così speciale signora sa d'inelegante e peggio ancora d'ingrato, ci si sentirebbe autorizzati ad esprimere giusto qualche perplessità che forse, senza farne mai questione, la regista sovrappone all'inevitabile e anzi necessaria soggettività, un culto della propria personalità segno distintivo più dell'istrionismo d'un artista che della responsabilità d'un autore.