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Le franchise sono macchine strane. Partono fortissimo, trovano una velocità di crociera, rallentano fino a fermarsi, definitivamente o in attesa che arrivi qualcuno con i cavi e ricarichi la batteria. La saga di Ice Age sembra non subire queste dinamiche. Il primo episodio ha incassato 383 milioni di dollari contro i 655 del secondo e gli addirittura 886 del terzo, e L'era glaciale 4 -Continenti alla deriva è un altro bel successo per Twentieth Century Fox e Blue Sky, cenerentola dei grandi studios quando animazione digitale voleva dire Pixar e Dreamworks, e che oggi è la rivale dell'azienda di Jeffrey Katzenberg per il secondo gradino del podio, in un mercato diventato estremamente competitivo, viste le molte aziende creative che si sono aggiunte negli anni.
Un successo in crescendo che si spiega facilmente: il mammuth Manny, la tigre Diego e il bradipo Sid sono un esempio mirabile di integrazione, coraggio, saggezza e follia, ripercorrono le orme di figure classiche della comicità cinematografica e televisiva statunitense, dai Tre Marmittoni alla coppia Lewis e Martin, passando per Gianni e Pinotto e i fratelli Marx. Se a questo aggiungiamo valori fondamentali come l'amicizia, l'accettazione della diversità e, naturalmente, la famiglia, la formula vincente è servita. In più, c'è Scrat, il nevrotico scoiattolo preistorico ghianda-addicted che scopriamo avere provocato anche la rottura della Pangea e la deriva dei continenti, costringendo i nostri tre eroi all'ennesima quest per ricongiungersi con i loro cari, nonostante i criminali propositi di un malvagio gorilla pirata.
L'era glaciale 4 – Continenti alla deriva è intrattenimento per famiglie nella sua forma più limpida, e funziona, anche grazie al sempre eccellente lavoro sul doppiaggio che vede questa volta due new entry, Filippo Timi al posto di Leo Gullotta e Francesco Pannofino nei panni del perfido capitan Sbudella. Fondamentale annotazione: il finale con Scrat è genio puro.