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Quarto lungometraggio di finzione per Vincenzo Marra, che piazza una figura Christi nella terra dei fuochi. E’ L’equilibrio, scritto e diretto dal regista campana, che dopo aver battuto “la periferia della mia terra” mette gli occhi, e la macchina da presa, sui “sacerdoti che vivono e ‘lavorano’ in quella zona”.
Giuseppe (Mimmo Borrelli), già missionario in Africa, vuole abbandonare Roma per far ritorno nella sua terra natia, quella dei fuochi: subentrerà al parroco del quartiere, don Antonio (Roberto Del Gaudio), ma il suo essere uomo e uomo di Dio sarà radicalmente diverso dal suo predecessore, e le conseguenze saranno devastanti. Perché Giuseppe, al contrario di Antonio, vuole un win-win etico e salvifico: non accetta di chiudere un occhio sullo spaccio a favore di una moratoria sui rifiuti tossici, perché appunto non accetta il compromesso, e quando una madre gli confida che la figlia è abusata dal padre la sua lotta sarà senza quartiere, letteralmente.
Vengono in mente i Dardenne, tornano negli occhi celebri parabole cristologiche – sì, anche il Diario di un curato e anche il morettiano La messa è finita - della storia del cinema, e si capisce che quel titolo L’equilibrio non è utopia, ma un falso amico, eppure l’ultimo, laddove si è abbandonati al proprio destino, ovvero alla propria coscienza: lo Stato non c’è, ma anche Cristo rischia soprattutto se la Chiesa barcolla. Senza cercare il martirio, Giuseppe lotta, perde – anche la vita di qualcuno – ma non abdica alla fede, all’umanità stessa.
La cifra poetico-stilistica di Marra la conosciamo, questo L’equilibrio ha, diremmo, budget ultraleggero ma temi pe(n)santi, urgenti, necessari ancor più in un cinema, il nostro, che fa lo struzzo: bravi gli attori, soprattutto Borrelli e Del Gaudio, bene il corpo a corpo tra camera e personaggi, bene i pianisequenza a voltaggio morale, meno bene qualche teatralità e artificiosità dei dialoghi, e qualche svolta telefonata, qualche soluzione troppo frettolosa.
Ma c’è del cinema, buono, e dell’empatia, e della fede: Cristo batte dove il dente duole, e i sacerdoti si fanno terra bruciata…