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L'enfant
Nella coazione a ripetere dei fratelli Dardenne, c'è tutta la forza di un meccanismo cinematografico che ha fatto scuola, stilisticamente e contenutisticamente. Gli ingenui semplificano nella sbrigativa frase "raccontano sempre la stessa storia", ma lo scavo compiuto dai registi belgi, è ogni volta sempre più attento alle sfumature, ai dettagli, ai particolari del racconto e alle riflessioni esistenziali che esso pone. Tanto che non è facile distaccarsi e dimenticare queste figure di adolescenti che esprimono naturale gioia di vivere, ma che contemporaneamente si scontrano con l'impossibile gestione materiale e formale della vita stessa. Ne L'enfant tocca a Bruno, ladro di videocamere e borseggiatore, e Sonia, sopravvivere sull'orlo del baratro, percorrendo il margine, il crinale che li separa dalla società "normale". E se il linguaggio, modello semisoggettiva e piani sequenza per parametrizzare il quadro, si ripete con garbo, decisione e classe ad ogni film, l'evoluzione d'analisi nel trattamento del soggetto si amplia. I vertici sui cui la storia passa, dopo Rosetta e Il figlio, e ritornando ai fasti de La promesse, diventano inevitabilmente tre: Bruno, Sonia e il loro figlio appena nato Jimmy. Binari talvolta paralleli, talvolta intersecati, talvolta confliggenti, di una storia di miseria economica e di dignità umana allo stesso tempo, come di spontaneità recitativa e di sana pietà del punto di vista dei creatori. Ai Dardenne interessa riprendere in presa diretta tutto il dolore dell'emarginazione sociale, che viene però vissuta in silenzio, senza ribellione, senza volontà di lotta e rivolta da parte dei protagonisti: basta sopravvivere. Esseri umani di cui non si conosce la provenienza, il background culturale, la vita passata in buona sostanza. Perché non serve saperla, basta lo sguardo il più possibile pulito, scevro da pregiudizi, da orpelli intellettuali, da panoramiche dall'alto. Perché è già tutto davanti ai tuoi occhi: Bruno, Sonia e l'andirivieni ed il futuro del povero Jimmy, rimangono lì come semplice, sontuoso e puro "cinema-verité".