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Le confessioni
Germania, oggi. In un albergo di lusso sta per riunirsi un G8 dei ministri dell’economia che, si dice, varerà una manovra con conseguenze molto pesanti sui bilanci di alcuni paesi. Arrivano uomini e donne di governo da tutto il mondo con il direttore del Fondo Monetario Internazionale il francese Daniel Roche,e ci sono tre ospiti tra cui un italiano un po’ particolare, il monaco Roberto Salus. Ben presto accade qualcosa che spariglia le carte del summit…
Roberto Andò è nato a Palermo nel 1959, è regista e autore di messe in scena teatrali e sceneggiature. Lo si può inserire in quelle generazione di mezzo del cinema italiano che si è fatta largo agli inizi degli anni ’80 con numerosi punti di contatto con la letteratura. Forse quell’evento iniziale che non diciamo indirizza il film verso i due territori più consoni e vicini alla sensibilità di Andò: incertezza, paura, dubbio da un lato, etica e filosofia dall’altro. Nell’unico ambiente, vasto e dilatato, dell’albergo, i rapporti tra i presenti cambiano profondamente in un clima di attesa che configura proprio i passaggi del thriller.
Tra dialoghi rarefatti e incompiuti, si parla anche di economia. Ma tutto appare dominato dalla presenza solenne e ieratica di Salus, che più dei fatti, suggerisce modi di fare, e indica atteggiamenti da tenere. Una sensazione di sotterfugi domina nelle stanze dell’albergo, insieme alla impressione che ci si muova in una atmosfera rarefatta e metafisica, affidata a personaggi smarriti e quasi persi. Che insomma il realismo della storia sia pronto a lasciare spazio alla metafora, alla citazione non sempre decodificabile, alla frase detta per significare altro.
Un forte riflessione morale guida l’azione per un film ambizioso e intenso. Al centro del quale campeggia Toni Servillo nel ruolo del monaco Salus, figura affilata e tremendamente seria, che richiama ad un destino dell’uomo che esca dalla logica del profitto e guidi l’umanità verso più nobili ideali. Tra i personaggi intorno, spiccano Pier Francesco Favino, misurato come sempre e Daniel Auteuil, a sua volta inquieto e enigmatico.