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Sharkboy e Lavagirl
Dieci anni e la spiccata propensione al sogno per evadere da una quotidianità non proprio edificante: i continui litigi dei genitori e il poco affiatamento con i compagni di scuola costringono Max (Cayden Boyd) ad immaginare un mondo altro, un mondo dove due coetanei - Sharkboy (Taylor Lautner) e Lavagirl (Taylor Dooley) - vivono incredibili avventure. Lui, cresciuto in mezzo agli squali dopo essersi smarrito nelle vastità oceaniche, è divenuto a sua volta semisqualo e la sua migliore amica, nata dalle viscere di un vulcano, emette lingue di fuoco e materiale incandescente. Ora, minacciati da qualcuno che vuole definitivamente debellare i sogni, Sharkboy e Lavagirl fanno irruzione nel mondo reale per chiedere aiuto a Max che, finalmente, potrà partire alla volta del fantasmagorico "Pianeta Sbava".
In mezzo alla "parentesi" Sin City, di cui è già in preproduzione il secondo capitolo, Robert Rodriguez si è voluto nuovamente divertire riprendendo il discorso temporaneamente abbandonato con Spy Kids 3-D: Game Over, ultimo episodio della trilogia sui mini 007. Confrontandosi nuovamente con la tecnologia in 3-D e imbastendo l'avventura sulla bidimensionalità del sogno, il regista texano (come sempre anche direttore della fotografia, montatore e compositore) realizza "in famiglia" - la moglie (al solito) in produzione, il fratello lo affianca nella stesura dello script e i figli (Racer, Rocket e Rebel) interpretano tre piccoli ruoli - un altro film dichiaratamente per famiglie, traendo questa volta spunto da un soggetto partorito dall'irrefrenabile fantasia di un bimbo di sette anni, il figlio Racer: supereroi in miniatura che oscillano tra il mondo onirico e quello reale, Sharkboy e Lavagirl combattono strenuamente affinché la fantasia dei più piccoli non venga soppressa dalla razionalità e dalle brutture della vita di tutti i giorni. Avranno naturalmente la meglio, alla fine, e noi - con gli occhialetti rossi e blu, raggiunti da figure e creature che oltrepassano lo schermo - non abbiamo potuto far altro che sorriderne. Per un ritorno al futuro, a quel cinema dei balocchi che, forse, non è mai Esistito e mai Esisterà.