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Marta Nieto ed Edoardo Leo in una scena del film - Foto AndreaMiconi
Paura di lasciarsi o voglia di stare ancora insieme? Dopo tanti anni quasi ogni coppia si pone questa domanda, valida ancor di più dopo il lockdown e i mesi di convivenza forzata. Se la pongono anche Zoe (Marta Nieto), una ragazza spagnola in carriera a capo di una società che progetta videogiochi, e Tommaso (Edoardo Leo), scrittore in cerca di un finale adatto al suo ultimo libro. E una coppia di amici altrettanto in crisi: Elena (Claudia Gerini), impegnatissima sindaca di Roma, e Umberto (Stefano Fresi), frustrato vicepreside di un liceo e mammo.
Diretto da Edoardo Leo, in uscita l'1 gennaio in prima tv assoluta su Sky Cinema e in streaming su Now, Lasciarsi un giorno a Roma indaga con grazia e con verità tra le pieghe della difficoltà di separarsi. Non è cosa semplice. In tutti i sensi. Né separarsi, né tantomeno analizzare e raccontare quel che succede quando un amore finisce (tra i film che hanno fatto storia: Storia di un matrimonio di Noah Baumbach, Se mi lasci ti cancello di Michel Gondry fino a (500) Giorni insieme di Marc Webb).
Non è facile mettere e fare il punto quando improvvisamente la lista delle cose che non sopporti più di lui o di lei sembra non finire mai (dall’abbigliamento ai peli della barba lasciati sul lavandino del bagno, dalla poca iniziativa alla musica che ascolta).
Eppure Edoardo Leo, grazie anche a una sceneggiatura ben scritta insieme a Marco Bonini, Damiano Bruè e Lisa Riccardi, riesce nell’impresa sicuramente meglio di tanti altri che recentemente hanno affrontato il tema della fine di un amore: da Una relazione di Stefano Sardo a Supereroi di Paolo Genovese. Appassiona senza eccedere, descrive senza tirare in ballo i superpoteri e i supereroi, nonché le supereroine.
Non intrappola il passato e il futuro. Condensa quel che succede in pochi mesi. Non diluisce e non scandaglia il trapassato remoto della coppia (partendo come tanti film dal primo incontro).
Al contrario rimane sempre ancorato e attaccato al presente, al “qui ed ora”, e senza particolari colpi di scena e con giusto qualche trovata (quella della posta del cuore) riesce a restituirci un ritratto veritiero di quel che accade quando la persona che hai accanto non ti rende più felice. Per certi versi anche rivoluzionario non solo nel mettere in scena finalmente donne forti e contemporanee, ma anche nel regalarci un non è happy end che è il più bell’happy end che si poteva sperare perché certe volte: “Dirsi addio è sano”.