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Brad Pitt ne L'arte di vincere
La vera storia di Billy Beane, il general manager degli Oakland Athletics, ovvero l'uomo che nel 2002 cambiò (per sempre) le regole del baseball Usa. Non tanto sul campo, quanto sui libri contabili: via specchietti per le allodole, ovvero supposte ma strapagate star, e fiducia incondizionata a statistiche, calcoli e “la scienza di vincere”. Aiutato da un utile nerd (Jonah Hill), il manager ed ex giocatore ha il volto di Brad Pitt (ottima prova, fisica e sorniona), mentre il regista Bennett Miller (Capote) - dal libro di Michael Lewis Moneyball: The Art of Winning an Unfair Game - non muove di una virgola il sottogenere sportivo di riferimento, ma aggiunge humour negli spogliatoi e nelle stanze dei bottoni, contempla il formato famiglia e frulla le coordinate dell'American Dream portandoci (quasi) a credere all'incredibile. Perché Billy rifiutò un assegno da 12 milioni e mezzo di dollari da Boston: vale a dire, un eroe contro Wall Street e un exemplum tra epos ed ethos da portare in trionfo contro questi tempi di crisi. Sì, perché Billy è un proto-indignado, deciso a cambiar le regole tra mazze e guantoni: ce la farà, al netto delle (non) vittorie. E noi? Si attendono emuli sul campo da calcio…