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L'apprendista stregone
L'apprendista stregone è un film che parte male, si risolleva, finisce in modo ridicolo. E' frutto del sodalizio ritrovato tra il producer Jerry Bruckheimer, il regista Jon Turteltaub e Nicolas Cage, che si erano inventati qualche anno fa Il mistero dei templari, operazione molto simile a questa per la miscela di commedia, magia e avventura, e il risultato ibrido, un po' omaggio divertito e un po' balordo riciclo.
L'omonimia con il celebre episodio di Fantasia - il capolavoro Disney festeggia quest'anno 70 anni - non è puramente casuale: non bastasse la somiglianza col plot, ecco riproposta filologicamente la celebre "marcia dei manici di scopa", a segnare il pregio e il limite del progetto, che ricorda le delizie della creme brulè servendosi della panna cotta. Meglio comunque dei tanti fondi di magazzino che riparano in sala nella torrida estate italiana.
E dire che il prologo non promette niente di buono, con quell'accavallarsi di immagini arredate con gusto discutibile, e nomi leggendari - non manca proprio nessuno: Re Artù, il Mago Merlino, Morgana, Balthazar - trucchi da baraccone e parrucconi trucidi, che Nicolas Cage si premura di non togliere mai per tutto il film. Fuor di magia, il film racconta dell'eterno scontro tra bene e male: il primo nelle mani di Balthazar Blake (Cage), l'aiutante retto di Merlino che attraversa i secoli alla ricerca di un eletto (il Sommo Merliniano, ovvero l'erede del grande mago) che spazzi via i nemici dell'umanità. L'eletto è ovviamente un insospettabile sfigato (Jay Baruchel), nè atletico nè bello, che vive nella Manhattan dei giorni nostri, coltiva una passione smisurata per Tesla e l'altra per una biondina lavata a candeggina, di cui è innamorato fin dalle elementari. Suo malgrado, diventerà l'apprendista di Nicolas Cage e l'ultimo barlume di speranza per quelli della nostra specie che nemmeno immaginano quale terribile minaccia rappresenti quel signore elegante - Alfred Molina con bastone e bombetta - che da un po' di tempo si aggira sornione in città. Si chiama Maxim Horvath, come Balthazar è stato un fido servitore di Merlino, ma poi ha tradito come Giuda, quando cioè la fatona Veronica (Monica Bellucci) gli preferisce quel parruccone di Cage. Da allora si è venduto alla strega cattiva Morgana, imprigionata nel frattempo in una matrioska che Balthazar custodisce gelosamente e che Horvath dovrà recuperare.
La trama è questa. Sembra complicata ma non lo è, è poco originale ma ha il pregio di scivolare via lieve, e non disdegna l'ironia. La cosa migliore del film è che non si prende mai sul serio, le scaramucce tra Cage e Molina funzionano, Baruchel e la Palmer assicurano credibilità alla parte "commedia sentimentale" mentre gli effetti speciali, seppur poveri, hanno un non disprezzabile gusto retrò, da modernariato del fantasy. Riusciti anche i personaggi di contorno, come il morganiano Drake Stone (Toby Kebbell) che sfoggia un look alla Bowie ma fa il verso a una qualunque delle pop star vanesie di oggi.
Ci piacerebbe dire lo stesso della Bellucci - che gli autori hanno il buon gusto di utilizzare solo nei cinque minuti finali del film - ma sospettiamo che nella sua fugace apparizione non ci sia nulla di consapevole e autoironico. Non dell'Apprendista stregone avrebbe avuto bisogno la bella Monica, ma di un vero e proprio apprendistato attoriale.