PHOTO
Olivia Colman and David Thewlis
Susan e Christopher Edwards (Olivia Colman e David Thewlis) sono una coppia britannica che da qualche anno vive in Francia, dove lui si arrabatta nel cercare lavoro con tutte le difficoltà linguistiche del caso e lei spende e spande i pochi soldi che girano in casa in cimeli cinematografici dal dubbio valore. Stanco forse di una vita in prossimità del tracollo finanziario, o per un motivo che non sapremo mai, Christopher chiede aiuto economico a Tabitha (Kathryn Hunter), moglie di suo padre, confessandole contemporaneamente un delitto ignoto e inaspettato da tutti. Il fatto risale a quindici anni prima e vede nella parte dell'omicida sua moglie Susan, mentre le vittime sono gli anziani genitori di lei. Tabitha informa le forze dell'ordine ed è così che una sola e semplice telefonata fa crollare un'intera vita costruita su un castello di bugie. I due coniugi tornano dunque in patria, convinti che la loro versione dei fatti, niente di meno che "la verità", li incoronerà innocenti al processo.
Landscapers è un true crime atipico, stravagante e decostruito. Ma è soprattutto il racconto di un amore tragico, tragicissimo, nato come un fiore nella vita terribile vissuta da Susan, vittima di una famiglia violenta e abusante. Per lei l'incontro con Christopher è più del semplice trovarsi un marito: Christopher è il suo salvatore, l'eroe che la proteggerà per sempre, come i protagonisti del cinema (Gary Cooper su tutti) che lei tanto ama.
David Thewlis"Fragile" è l'aggettivo con cui Christopher definisce Susan più e più volte, dedicando (immolando?) la sua esistenza a farle da scudo dal mondo. L'unica cosa che rimane fuori dalla portata di Christopher è mettere Susan al riparo dal suo angosciante passato… o forse no. I due dedicano le giornate ad accudirsi l'un l'altro, amandosi moltissimo, ma un altro punto fermo della loro vita a due è l'aver ricostruito con grande attenzione ogni dettaglio di quanto avvenuto nel 1998, quando i genitori di Susan si erano trasferiti altrove senza dare più notizie. O, per lo meno, questo è quello che credevano tutti. In realtà erano stati uccisi a colpi di pistola e sotterrati nel giardino di casa loro.
La serie è ispirata a una vicenda realmente accaduta, molto nota in terra d'Albione dove è stato un caso che ha scosso violentemente l'opinione pubblica. Nella vita reale, come nella serie, i coniugi protagonisti si proclamano tutt'ora innocenti e scontano la loro lunghissima pena in due carceri differenti. Da questa storia Ed Sinclair, creatore della serie nonché marito di Olivia Colman, ha tratto quattro episodi della durata totale di 186 minuti in cui il realismo è poco o nulla importante e soccombe felicemente a iperrealismo e fantasticherie. Ciò è dichiarato fin dalla primissima scena, in cui i tipici comandi di regia sul set ("Azione! Fate piovere!") si fondono e confondono con la trama vera e propria.
Lo sfondamento della quarta parete, con teatri di posa e set messi a nudo, è un fil rouge strutturale che tiene insieme l'intera serie televisiva; si può amare alla follia o odiare ferocemente, tertium non datur. Tuttavia anche per gli adoratori incalliti è possibile che il giochino venga a noia, una volta che l'effetto sorpresa non è più tale. Fortunatamente c'è dell'altro, ed è davvero parecchio.
La scelta e la recitazione degli attori, per esempio, tocca vette sublimi: Olivia Colman e David Thewlis danno vita a una coppia assolutamente credibile nella loro mediocrità, ben educata e fuori dal mondo. Il numero di sfumature che la Colman sa regalare pronunciando semplicemente una serie di "no comment" durante il suo primo interrogatorio non è qualcosa che vediamo ogni giorno, per dire. E il resto del cast non è da meno. Landscapers è anche un police procedural, quindi sono presenti investigatori e poliziotti che accusano, indagano, interrogano. Anche qui il procedimento messo in atto è quanto meno irrituale: le forze dell'ordine sembrano uscite dritte dritte da un film dei fratelli Coen, tra battute sferzanti e, a tratti, un certo alone di idiozia.
La rude detective Emma Lancing (Kate O'Flynn) è costruita in netta opposizione al personaggio di Susan: è caustica e affronta le situazioni di petto, senza nascondersi o fuggire. Tutte caratteristiche che la aiutano in un ambiente lavorativo descritto come maschilista, in cui un uomo non è mai il principe azzurro come nella favola rosanera di Susan. Nel mondo di Emma, inoltre, non c'è spazio per nessuna fantasia: le uniche cose su cui è certa di poter contare sono se stessa e il suo fiuto per le indagini, certamente non un marito o un collega cui far fare il lavoro sporco.
Molto interessante, anche se talvolta ripetitivo, il consueto stratagemma che permette ai poliziotti di abbattere la quarta parete e irrompere direttamente sul luogo del delitto insieme agli imputati durante l'interrogatorio entrando, di fatto, in un flashback. Il tutto è sempre molto meta-qualcosa grazie all'innesto col mondo del cinema, che accende una vicenda di fatto piccina quanto ad azione: non ci sono infatti inseguimenti né sparatorie, la resa dei coniugi viene comunicata agli investigatori con una email dal linguaggio forbito e pacato.
Olivia ColmanUn andamento antispettacolare che nasconde però pietre preziose, come la vera natura del rapporto tra moglie e marito. È Christopher che protegge la fragile Susan, così inadatta al mondo reale da essersene costruita uno tutto suo con lui, oppure Susan è una manipolatrice cui l'uomo soccombe? Entrambe le ipotesi restano in ballo fino all'ultima scena, e la risposta non la conosceremo mai. Inoltre, la coppia vive in modo talmente ritirato dalla società che perfino i parenti sanno poco di loro. Il centro dell'attenzione si sposta progressivamente dalla domanda “Sono innocenti o colpevoli?” a “Come fanno a rimanere così uniti?”. Come riescono a ripetere la loro versione dei fatti senza mai arretrare di un centimetro, una versione sostenuta ossessivamente anche di fronte a incongruenze evidenti?
Pian piano diventa chiaro che l'indagine descritta dalla serie è una detection umana, in cui la ricerca del (dei?) colpevole è un aspetto in secondo piano rispetto allo studio della psiche contorta dei protagonisti, celata sotto l'apparenza di una vita normale, persino banale. Ma è proprio quando i mostri sono insospettabili che fanno più paura.