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Amore sospetto
Una misurata ma inquietante riflessione sul rapporto fra l'Io (la soggettività) e la Realtà (la presunta oggettività), fra ciò che pensiamo di vivere e di sapere di noi stessi e ciò che gli altri, il mondo esterno, realmente sono e percepiscono di noi. Dirigendo per la prima volta un film, tratto dal suo romanzo I baffi, lo scrittore e sceneggiatore francese Emmanuel Carrère con L'amore sospetto avvolge il suo protagonista e gli spettatori in una sottile spirale di paranoia, usando l'adeguato sottofondo di musica minimale di Philip Glass. Descrive la graduale perdita delle certezze esistenziali acquisite da un uomo, e la conseguente crisi d'identità e del rassicurante legame coniugale. Un 40enne decide una mattina di tagliarsi i baffi dopo anni, ma nessuno se ne accorge: né la moglie, né gli amici, né i colleghi di lavoro. Anzi, tutti sono convinti che i baffi non li abbia mai portati. L'uomo pensa a uno scherzo, a un piccolo complotto, quindi - di fronte alla consorte preoccupata - alla spiegazione peggiore: un'incipiente follia. Carrère costruisce un implacabile puzzle di angoscia privata, quotidiana, in modo inversamente proporzionale al mosaico di ricordi e convinzioni del protagonista, che invece va in frantumi. Come uno specchio rotto che non riflette più il tranquillo volto rasato, ma schegge di una realtà irriconoscibile, che non risponde più alle usuali aspettative. L'operazione di spiazzamento surreale con quesiti filosofici (è lui che impazzisce o l'ordine del mondo sta perdendo i pezzi e la logica) non è nuova al cinema e in TV, come pure in teatro. Carrère è sulla lunghezza d'onda dei geniali maestri del "sovvertimento" esistenziale da incubo: Kafka e Pirandello, Hitchcock e il Polanski di L'inquilino del terzo piano, Lynch e il regista di L'uomo senza sonno. Ma vanno citati anche i telefilm di Ai confini della realtà. Nella seconda parte di L'amore sospetto, Carrère fa evadere dall'incubo il personaggio fino a Hong Kong e a Macao. A differenza del finale disperato del romanzo, gli offre un'altrettanto surreale via d'uscita, una possibile vita alternativa che ricompone le sicurezze: i baffi e la fiducia nell'amore di coppia. Ma fino a quando? Nell'ultima scena, a letto, il bravissimo interprete Vincent Lindon non dorme, forse teme ancora di perdere nuovi tasselli di sé.