C’è poco da teorizzare. Anzi la teoria conta ben poco perché l’amore quando arriva arriva e sfugge a ogni schema. Per cui razionalmente alla bella e viziata Carola (Caterina De Angelis) converrebbe di certo innamorarsi del bravo ragazzo che studia filosofia e che piace molto ai suoi genitori, ovvero Leone (Nicolas Maupas), ma nei fatti ha perso la testa per un tipo poco raccomandabile che si diverte a guidare la super macchina costosissima del padre di lei a tutta velocità per le strade di Milano.

Viceversa Leone, il cui nomen non è affatto un omen essendo nella vita piuttosto un agnellino timido che si fa andare bene tutto anche se in realtà non gli va bene proprio nulla, si presta persino a fare da copertura a Carola per farla uscire con il suo fidanzato, facendole così avere il beneplacito dei genitori, pur di fare in qualche modo breccia nel cuore di lei.

Peccato che non solo non riuscirà nell’impresa, ma finirà persino nei guai: accusato ingiustamente di un crimine commesso, si ritroverà ai servizi sociali e conoscerà Flor (Martina Gatti), un’attivista ambientale molto fricchettona. Nel cast anche i bravi Francesco Colella e Francesco Salvi, il primo nel ruolo del padre di Leone e il secondo nei panni di un senza tetto di nome Meda che insegnerà a Leone la filosofia dell’amore aldilà dei libri, una sorta di Cupido postmoderno.

A distanza di oltre vent’anni da Tre metri sopra il cielo Luca Lucini torna dunque a dirigere un film sui sentimenti. In un certo senso un secondo capitolo del film tratto dal romanzo cult di Federico Moccia con molte differenze: non più un libro come riferimento, ma un soggetto originale di Gennaro Nunziante scritto dalle giovani autrici Amina Grenci e Teresa Fraioli; non più Roma come sfondo, ma Milano; non più liceali, ma universitari come protagonisti e non corse in moto, ma corse in macchina.

Ne esce fuori una commedia romantica dei nostri giorni, ben più riuscita della prima e nella sua semplicità molto più vera. A renderla più autentica senza dubbio vi è il personaggio interpretato da Nicolas Maupas. Il rischio (anche consistente) era che l’attore, giovane star di fiction amatissime come Mare fuori e Un professore, fosse troppo bello per interpretare uno impacciato e ancora vergine all’età di 22 anni. Non è così, al contrario Maupas riesce a restituirci perfettamente questo giovane con le sue fragilità e le sue confusioni e riesce a ritrarre, più di quanto fosse riuscito Riccardo Scamarcio con Step in quel manifesto romantico degli anni duemila, in pieno le difficoltà della generazione dei ventenni di oggi nell’era dei social in bilico tra blocchi telefonici e (i ben più gravi) blocchi emotivi.

Buona la prima dunque per Maupas e buona la seconda per Lucini, aspettando a questo punto con curiosità il terzo capitolo (già annunciato dallo stesso regista) di questa ideale trilogia sull’amore. Insomma al cuor non si comanda, e neanche all’ordine cronologico: talvolta il secondo (film o amore che sia) è meglio del primo.