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Irene Maiorino e Alba Rohrwacher in L'amica geniale - Storia della bambina perduta
A distanza di quasi due anni dalla terza stagione, L’amica geniale arriva al capitolo finale con Storia della bambina perduta, 10 episodi tratti dal quarto e ultimo volume della tetralogia. Daniele Luchetti passa il testimone a Laura Bispuri alla regia e forse la scelta di concludere la saga con uno sguardo femminile si rivela appropriata per specifiche tematiche che, seppur sollevate e anticipate nelle stagioni precedenti, qui esplodono in tutta la loro ferocia.
Avevamo lasciato Elena in fuga con Nino Sarratore, una Elena che sul volo diretto in Francia si specchia, sorride commossa e sembra non riconoscersi. In realtà l’escamotage utilizzato per anticipare l’inevitabile recasting di questa stagione (Elena è interpretata da Alba Rohrwacher) ci rivela anche una scomoda verità: in quel non riconoscersi c’è la trasformazione di Lenù da ragazza timida e quieta, che si nasconde dietro i suoi grandi occhiali, a Elena Greco, la donna disposta a scegliere sé e per sé nonostante le circostanze e i sensi di colpa. Elena trova finalmente la sua voce, ha imparato a tener testa alle situazioni difficili, alle persone persino, dal marito alla suocera, fino a sua madre.
Il tema della madre è uno dei più centrali in questa stagione, trattandosi di un tema assai caro per Elena, Greco e Ferrante, che attraversa quasi visceralmente ogni aspetto della sua esistenza. Durante l’infanzia Lenù ha dovuto fare i conti con il distacco di sua madre Immacolata, donna fredda e irreprensibile, distacco che nell’adolescenza abbraccia al punto da covare la paura ossessiva di poterle somigliare fisicamente. Nell’età adulta Elena diventa madre e si scontra con una società che fatica a concederle lo spazio e il diritto di poter essere madre, scrittrice e intellettuale.
Nella quarta stagione vediamo il dualismo di Elena figlia ed Elena madre e con lei maturiamo la consapevolezza che nessuna madre è e può essere perfetta: solo in seguito a questa presa di coscienza riesce a perdonare Immacolata, ormai malata di cancro, non senza cadere preda dei sensi di colpa. Trattandosi di una prerogativa squisitamente femminile, anche il senso di colpa viene esplorato in abbondanza durante gli episodi in cui Lenù racconta il distacco da Lila, dalle figlie e dalla famiglia per poter vivere la relazione con Nino.
Ma il senso di colpa non risparmia nemmeno Lila, interpretata ora da una straordinaria Irene Maiorino, che quasi non vediamo per i primi due episodi. In compenso nel quarto episodio si prende tutta la scena, mostrando la fragilità di un personaggio caleidoscopico, ricco di angoli bui ma luminosissimo con cui è impossibile non empatizzare. "Devo fare, disfare, coprire, ricoprire e poi alla fine rompere, spaccare. Ma serve a poco, il terrore resta, se ne sta là tra una cosa normale e l'altra e aspetta. I buoni sentimenti sono fragili. L'amore con me non resiste" dice all’amica quando viene investita dalla smarginatura in occasione del terremoto del 1980.
Lila aveva già parlato ad Elena di smarginatura a 12 anni, durante il Capodanno trascorso a casa Carracci (il quarto episodio della prima stagione s’intitola proprio La smarginatura) ma qui è profondamente consapevole della sua lotta continua contro questo stato emotivo invasivo e persistente. Il terremoto è uno dei numerosi elementi storici inseriti nella stagione, dal rapimento Moro alla strage di Bologna, confermando il forte legame con gli eventi politici e sociali che danno allo spettatore la percezione della Storia non come semplice sfondo in cui i personaggi si limitano a vivere e stare ma come motore della loro coscienza sociale.