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La vita è una danza_® Emmanuelle Jacobson-Roques û CQMM (20)
Élise Gautier (Marion Barbeau), prima ballerina di danza classica, ha tutto. La vediamo muoversi con sicurezza e grazia sul palcoscenico dell'Opera Garnier, mentre si esibisce nel ruolo principale de La Bayadère. Ma la maturità tecnica e stilistica sfoggiata sulle punte ha un punto debole, ed è il suo cuore innamorato. Dietro le quinte Élise è testimone di un tradimento a sue spese; ma The show must go on, lo sappiamo. Va in scena col cuore in mille pezzi, danzando mette male un piede, la caviglia è infortunata, ed è subito chiaro che la situazione è grave.
Storia di una rinascita. Cédric Klapisch esplora la tragedia piccola ed enorme occorsa alla sua protagonista nel modo che gli è da sempre congeniale: mettendola in mezzo a un gruppo di personaggi, e lasciando che interagiscano tra loro, senza preoccuparsi troppo della trama. Effettivamente quel che accade, a livello drammaturgico, è lieve come un sospiro, basterebbe un post-it per riassumerlo.
La vita è una danza_® Emmanuelle Jacobson-Roques û CQMM (12)La nostra è angosciata dalle prospettive nefaste che le ha annunciato la sua dottoressa dopo l'incidente: due anni di immobilismo, forse un intervento, recupero completo probabilmente impossibile. Che, a ventisei anni, vuol dire carriera finita. Élise, devastata ma non vinta, accetta allora l'invito di un'ex collega ballerina che col fidanzato cuoco (Pio Marmaï) lavora come cameriera tuttofare in un ritiro immerso nella selvaggia natura della Bretagna.
Tra una chiacchiera con la direttrice Josiane (Muriel Robin) e tante carote e patate pelate in cucina, la ragazza si avvicina alla danza contemporanea. Proprio in quel periodo, infatti, Josiane ospita la compagnia del coreografo Hofesh Shechter (che interpreta se stesso) e l'attrazione di Élise per questo tipo di ballo, finora per lei un territorio inesplorato, è innegabile.
È qui che la storia si sfilaccia, mettendosi da parte, per lasciarsi andare ai dilemmi interiori della protagonista, contesa tra due pensieri ugualmente convincenti: seguire la via della prudenza, sperando in un recupero, o lasciarsi andare all'istinto del corpo? Ognuno dice la sua, lei ascolta tutti, perfino il suo fisioterapista Yann (François Civil) che filosofeggia sull'unione tra mente e corpo. Poi Élise non resiste e ricomincia a danzare, non più sulle punte, in rigide architetture verso il cielo, ma a contatto con la terra, come indica la danza contemporanea. E, a sorpresa, non zoppica più.
A interpretare la protagonista del film troviamo una vera prima ballerina dell'Opéra di Parigi, che dà il meglio di sé nelle scene danzate, sia di contemporanea che di classica. Anche la regia in questi momenti è impeccabile, Klapisch riesce a comunicare la fatica e la leggerezza regalando allo spettatore l'illusione di essere lì sul palco con ai ballerini. Meno riuscite le parti puramente recitative, con personaggi che parlano a briglia sciolta; soprattutto gli innesti comici (di Yann in primis) appaiono fuori luogo, smorzando il potenziale emotivo di molte scene fondanti. Il rapporto col padre avvocato (Denis Podalydes), poi, avrebbe meritato più spazio.
La vita è una danza_® Emmanuelle Jacobson-Roques û CQMM (21)La performance dei corpi è sempre più interessante ed espressiva del racconto cinematografico, così come i ballerini protagonisti sono più interessanti ed espressivi quando si affidano al movimento che quando devono misurarsi con i mezzi espressivi dell'attore.